Lacrime e bandiere. Riconoscenza, valori puri, emozioni vere. Ascoli ha fatto sentire con forza e sentimento il suo grande affetto nei confronti di Carletto Mazzone. Ovvero l’uomo che, al fianco del presidentissimo Costantino Rozzi, ha disegnato la traiettoria ascendente non solo dell’Ascoli Calcio, ma anche della città. Un esempio di virtù professionali accompagnate da forti valori di vita che lo hanno trasformato in una vera e propria icona del mestiere di allenatore e maestro di esperienze a livello nazionale. Il grazie esplicito, inconfondibile, è quello della grande folla che lo ha atteso fuori dal tempio di San Francesco, in piazza del Popolo, dopo la cerimonia funebre di questo pomeriggio, per intonare un “Grazie di tutto, Carletto, grazie di tutto” che trasmette tutto quello che sarebbe stato difficile trasmettere in altro modo. Con i familiari, commossi e grati, due passi dietro il carro funebre col feretro ricoperto dalle tante maglie delle squadre allenate. Quasi in un virtuale abbraccio collettivo del mondo del calcio per il decano, il padre degli allenatori.
LA CERIMONIA
“Noi siamo una grande famiglia – le parole del vescovo di Ascoli monsignor Gianpiero Palmieri, affiancato dall’arcivescovo emerito di Pesaro monsignor Piero Coccia – che riconosce in Carlo un vero padre. E nella fede ora mettiamo Carlo nelle mani di Dio”. “Carletto ha voluto uno schema diverso – ha aggiunto il parroco di Monsampolo don Andrea Tanchi, amico della famiglia Mazzone – con l’omelia di un sacerdote alla presenza di due vescovi. Carletto ci ha uniti e unisce tutti. Ed è una cosa difficile, che pochi riescono a fare. Lui era lungimirante e guardava oltre. Era una persona con la P maiuscola e oggi siamo qui perché Carletto è un bene dell”Umanità. Maria Pia, 60 anni di matrimonio… Che bellezza che siete… Carletto era per la famiglia e per questo la camera ardente è stata solo per la famiglia, in intimità. E io ho avuto il privilegio di stare solo con loro. Carlo aveva gli orizzonti larghi e da tutti i pulpiti ha sempre detto e fatto cose molto belle come un padre, un maestro, un allenatore. E’ stato un dono. Anche per la sua dimensione umana”.
“Carlo, di cui sono stato parroco quando ero a Porta Romana, – ha aggiunto monsignor Piero Coccia – ci ha dato una grande lezione per essere persone oneste, libere. Era rigoroso ma intelligente, scrupoloso… Nel suo studio era sempre concentrato, con la sua lavagna con freccette e numeri. Studiava e affrontava tutto sempre con questo spirito vincente. Il suo mestiere era per lui una missione. Lui ha seminato non solo come maestro di calcio, ma soprattutto come maestro di vita. Carlo ha fatto anche conoscere la città di Ascoli… Aveva alle sue spalle una grande famiglia e Maria Pia, la moglie, a cui vogliamo stringerci attorno insieme ai figli Massimo e Sabrina, ai nipoti e ai pronipoti per ringraziarli.
I “SUOI” GIOCATORI
Folta la rappresentanza di giocatori, ex giocatori, allenatori e dirigenti che hanno avuto la fortuna di incontrare e conoscere Carlo Mazzoni, Nutrita la delegazione dell’Ascoli Calcio con tutti gli esponenti societari, dal presidente Neri, al direttore generale Verdone e altri rappresentanti e della società bianconera, oltre ai giocatori della prima squadra. E poi rappresentanza e stendardi di Roma (con le giovanili), Bologna, Fiorentina… Tanti i “suoi” giocatori o colleghi presenti: dal fido Nicolini (“Volevo pensare che fosse immortale”) a Silva, Vivani, Iachini, Dell’Oglio, Novellino, Cosmi, Candela, Calori, Pagliuca, Giovanni Galli, Muzzi, Sussi, Giunti, Marocchi, Scarchilli, il presidente Cellino. Presente anche la famiglia Rozzi, oltre al sindaco Fioravanti e il presidente della Regione Marche Acquaroli oltre ad altri rappresentanti istituzionali.
GLI INTERVENTI
“Carlo Mazzone da Ascoli non andrà via mai. – ha detto il sindaco Fioravanti – La sua storia si intreccia in maniera indissolubile con la città, sin da quando arrivo il 17 novembre 1962. Ci ha fatto amate lo sport e le sfide che la vita vi mette davanti, insegnandoci ad affrontarle sempre col sorriso. Abbiamo dichiarato il lutto cittadino e la città ha risposto. Ora sarà nostro compito mantenere vivo il suo ricordo. E voglio portare alla famiglia il grande abbraccio della città di Ascoli”.
La nipote Vanessa ha ringraziato per la vicinanza al nonno e poi ha aggiunto; “Ora si reincontrerà con il grande presidente Costantino Rozzi. Lui è stato allenatore di tante squadre, ma prima di tutto è stato allenatore della nostra famiglia e per capitano ha avuto una donna fortissima e noi siamo una squadra imbattibile. Non c’è mai stato un lunedì in cui non fosse a casa con noi. Ovunque allenasse. Lui era romano e romanista e sono qui anche le sue sorelle a cui voleva tanto bene. Lui non ha mai lasciato nulla al caso, fino alla fine”. “Ci diceva che dobbiamo essere forti e gagliardi, ma sempre gentili e rispettosi ed è stato un grandissimo esempio” ha aggiunto il nipote Alessio. Poi l’altra nipote, Iole ha evidenziato come “in questi casi si parla di vuoto, ma io mi sento piena di tutto l’affetto che mi ha lasciato con le sue parole, i suoi ricordi, Gli applausi della gente ci confermano che nonno ha davvero lasciato tanto”.
Grazie di tutto, Carletto grazie tutto.