“I Comuni dell’Ambito Territoriale Sociale XXII – si legge in un comunicato del Comune di Ascoli come capofila dell’Ambito stesso – hanno presentato alla Direttrice generale dell’Azienda sanitaria territoriale (Ast) di Ascoli , Nicoletta Natalini, all’assessore alla Sanità della Regione Marche, Filippo Saltamartini, e al sottosegretario di presidenza della Regione Marche, Aldo Salvi, una serie di proposte per lo sviluppo della sanità locale. A partire dalla richiesta di qualifica a ospedale specialistico e oncologico del Mazzoni di Ascoli. La prima qualifica renderebbe il nosocomio cittadino sede unica provinciale delle specializzazioni ORL, oculistica e urologica, mentre la qualifica di oncologico permetterebbe al Mazzoni, già sede delle unità operative di Radioterapia, Anatomia Patologica, Medicina Nucleare e Oncologia, di svolgere anche le attività di Chirurgia oncologica generale, Brest Unit, Ginecologia oncologica e urologia oncologica. L’attuazione di tali qualifiche richiede l’attivazione di due nuove unità operative complesse: quella di Radioterapia, che deve tornare UOC, e quella di Gastroenterologia-Endoscopia digestiva operativa complessa, una nuova modalità, alternativa ai classici interventi chirurgici, per intervenire su patologie benigne e maligne. A tal proposito, dal punto di vista delle tecnologie, sarebbe necessario portare sul territorio ascolano il robot chirurgico Da Vinci, nell’ottica di un suo utilizzo multi-professionale; sarebbe altresì necessario prevedere una nuova PET per la medicina nucleare, considerando che l’attuale è in servizio da oltre 10 anni ed è spesso inutilizzabile. Altra proposta, la realizzazione di un hospice/casa del sollievo: al fine di evitare un doppione rispetto a quello già presente sul territorio provinciale e collocato in altro ambito, ma perseguendo l’obiettivo dell’integrazione e qualificazione delle strutture, il nuovo hospice sarebbe rivolto ai pazienti in cure palliative e fine vita per patologia oncologica. Ulteriore obiettivo è quello dell’implementazione dell’organizzazione dell’assistenza primaria sul territorio, con particolare riferimento ai Comuni montani. La crescente difficoltà al reperimento di risorse mediche anche per l’assistenza di base (medici di medicina generale) impone la realizzazione di nuove modalità organizzative che rendano più “appetibile” l’accettazione di una convenzione da parte di un MMG, o che permettano di sopperire alla loro mancanza con una modalità flessibile, innovativa ma comunque efficace nell’assistenza primaria ai cittadini. Tra le possibili soluzioni in essere, quella di facilitare ulteriormente l’aggregazione degli MMG; assegnare personale infermieristico e di segreteria alle aggregazioni, al fine di differenziare i ruoli e permettere al medico di svolgere con maggior tempo a disposizione le sue funzioni; prevedere la possibilità di utilizzare medici dipendenti e/o con contratto di continuità assistenziale al posto di MMG, qualora non accettassero le convenzioni, inserendoli all’interno dell’organizzazione precedentemente illustrata”.