Festival_di_Sanremo_2025_logoSi alza il sipario su una 75esima edizione del Festival di Sanremo che passa nelle mani di Carlo Conti dopo l’era Amadeus. E in questa prima serata ci piace accantonare gossip, paillettes & lustrini, cadute & infortuni e tutto ciò che ruota intorno. Solo una citazione meritano due ascolani doc su quel palco magico: Saturnino e Dardust (Dario Faini). Quando la musica è grande orgoglio. Per il resto ci piace andare al cuore del festival, laddove ognuno dice la sua, dal più stonato al compositore musicale: le canzoni. Noi vogliamo dire la nostra con tre concetti-chiave per ogni brano ed interprete. Ed un nostro voto in pagella. Senza la presunzione di sancire verdetti, ma solo opinioni al pari di tutti i nostri lettori.

Ecco nomi, commenti e voti in pagella del lungo percorso di questa prima serata.

Gaia: coinvolgente, rito-hit e ritmiche fondamentali. Canzone ben costruita con sonorità che funzionano. Voto 8.

Francesco Gabbani: allineato al gabbanismo versione slow, ritornello arioso-sanremese, testo profondo ma un po’ scontato, come la vita. Voto 6,5

Rkomi: atmosfera psichedelica, produzione incalzante fino a salirti dentro, tecno-indie che funziona e va oltre il già sentito. Voto 8,5

Noemi: Nei cliché noemiani piano archi con un po’ di effetto già sentito, romanticismo graffiato, ottimo incastro voce-suoni (sarà un caposaldo del suo repertorio). Voto: 8,5

Irama: ballad pianistica alla blanco (tra gli autori), suoni grossi e profondi emozionali, atmosfera “brividiana” con riverberi& delay a go-go. Voto: 7

Coma Cose: suoni psichedelici-techno (stralci che sembrano tratti da “Rumore” di Raffaella Carrà), rit da tormentone per rincorrere il successo di “Ciao ciao” dei Rappresentante di lista, orecchiabilità stile “Ricchi e poveri”. Voto 6

Simone Cristicchi: canzone delicata e struggente seppure a tratti imprecisa, basica sul fronte della produzione per mettere al centro il testo, parole intime che aggirano la banalità per fermarsi all’altezza del cuore. Voto 7

Marcella Bella: Le montagne da verdi diventano dance, giro armonico e melodia scontati, sulla scia delle operazioni rilancio già confezionate per Orietta Berti, Ricchi e Poveri. Voto 5,5

Achille Lauro: stile patinato di una partitura vendittiana, archi e sound stile sanremese come sequel di Amore disperato, coinvolgente per aprire le porte intergenerazionale. Voto: 7,5

Giorgia: interpretazione impeccabile con le parole che si incastonano nella musica in maniera perfetta, rit dai suoni moderni in un tessuto armonico classico che a tratti strizza l’occhiolino al mood jazzistico , una performance dalle acrobazie vocali che riportano Giorgia a c nonostante una melodia non memorabile. Voto 8

Willy Peyote: in linea con il proprio mood, allegra ma ripetitiva, testo fuori dagli schemi come ci ha abituati. Voto 5

Rose Villain: sonorità innovative sulla scia dello scorso anno, refrain che si spezza con la ritmica per riportare allo schema già apprezzato, la miscela funziona anche “gospellizzando” il finale ma più per il dopo Ariston. Voto 7

Holly: il brano gira attorno a un’impalcatura che funziona e con una voce che è un imprinting, pop che fa un passo avanti e ti gira intorno avvolgendoti, un prodotto confezionato per piacere. Voto: 7

Elodie: impatto sonoro che si basa sulle sonorità quasi spaziale gonfiate dai riverberi, rit che permette alla voce di salire in maniera elegante, il resto è nel solito Elodie style. Voto 7

Shablo feat, Guè, Joshua e Tormenti: trap che gira, inzuppata di autotune in grado di prendere sottobraccio sfumature blues, voci che si intrecciano perfettamente seppur con atmosfere già ascolatate. Voto 6

Massimo Ranieri: produzione sui toni cupi, apertura del rit che si apre e diventa orecchiabile, la voce è inconfondibile ma viene frenata dalla tonalità che non va oltre il prevedibile. Voto 5

Tony Effe: sonorità romane alla Lando Fiorini che stravolge l’universo tonieffiano, provocazione che stacca e va in controtendenza, il risultato è deludente. Voto 4,5

Serena Brancale: sapori sudamericani a base di ritmica, un brano da ballare che si limita a stare nello staccato dello standard, ma non lascia traccia. Voto 4,5

Brunori: sonorità e interpretazione sulla strofa stile Battisti, giro armonico basico. il ritornello più convincente e in grado di far salire il brano. Voto 6,5.

Modà: il sound è quello dei vecchi Modá, crescendo sul ponte e struttura che funziona anche se ci si aspetterebbe un salto di maggiore respiro sul rit. Voto 6,5

Clara: atmosfere scure in stile disco-trap, rit retto dalle ritmiche stile gotico con inserti sonori a sostegno di un cantato che addensa le parole. Voto: 7,5.

Lucio Corsi: cantastorie della musica che sa di favola, voce controllata e melodia essenziale per un testo sulle fragilità molto intellegibile, pensieri sensibili da canticchiare. Voto 6

Fedez: brano che sfrutta una produzione importante costruita con alchimie sonore per testi che raccontano l’incubo depressione, refrain efficace e di impatto senza risparmiare autotune a go go. Voto 7,5.

Bresh: l’inseguirsi di parole che sembrano non fermarsi neanche tra strofa e ritornello funziona grazie a una produzione già sperimentata con successo, timbro caratterizzante. Voto: 7

Sarah Toscano: il timbro soffiato spinto dagli archi elettronici e la ritmica hit in linea con la tendenza attuale, un brano dal giro scontato ma ben studiato per stare in classifica e coraggio da vendere per una diciottenne. Voto: 6

Johan Thiele: timbro interessante, ritmica e chitarre pulite ed efficaci stile anni ’60, un po’ colonna sonora “Diabolik”. Voto 7

Rocco Hunt: ritmica e napoletano per la formula rodata targata Hunt, sa di hit estiva ma non concede spazio a qualcosa di nuovo. 6

Francesca Michielin: ripercorre i traccianti efficaci di Ultimo grado di separazione, poi il rit cresce e ti prende sottobraccio. Manca forse un po’ di calore per andare oltre. Voto: 7.

The Kolors: inizio alla Hotel California, stile nuovi Kolors, tormentone da cantare d’estate per un ascolto sovrappensiero. Voto: 6,5.

 

 

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