Segnali di vita nella zona industriale ascolana. Seppure senza le multinazionali o quasi. A rivivere, seppure in maniera diversa, è anche l’ex cartiera. Non un grande insediamento industriale, laddove c’era la Alhstrom, ma tante piccole e medie attività (a parte l’acquisizione di spazi da parte di Battista Faraotti), in aree e capannoni esterni al grande stabilimento che fu della Mondadori, che si stanno già sistemando e che potrebbero, alla fine, arrivare anche ad una cinquantina sulla base del frazionamento degli spazi. Artigiani, depositi, anche un frantoio e altro ancora: è questa l’immagine di un territorio che prova a reagire e cerca di riconvertire quei giganteschi capannoni nati sotto la spinta della Cassa del Mezzogiorno e poi, spremuta come un limone la provvista dei contributi, abbandonati a loro stessi. E adesso, in qualche modo, si sta cercando di riattivare stabilimenti e aree inutilizzati, seppur con altre modalità e destinazioni. In questo senso, oltre ai proprietari privati (come nel caso dello stabilimento ex Alhstrom), si sta muovendo anche Piceno Consind che ha già avviato tutte le procedure per un censimento generale delle aree e dei capannoni disponibili.
Dopo la dolorosa chiusura, nel 2008, della Ahlstrom, ultima società operativa ad Ascoli nel settore della produzione di carta, diverse ipotesi si sono succedute riguardo il futuro possibile per lo storico stabilimento che fu della Mondadori. Uno stabilimento protetto e tutelato, di fatto, nella sua immagine originale, proprio perché frutto di un attento e innovativo studio di design architettonico. Ed ecco che ora, dopo un periodo in cui il sito è stato utilizzato proprio per la vendita e lo smaltimento di singoli materiali all’interno della vecchia cartiera, i privati proprietari dello stabilimento e delle aree e pertinenze circostanti, hanno deciso di procedere con un frazionamento e con la vendita delle varie aree o dei capannoni a più acquirenti. Ovviamente, il tutto senza andare a toccare proprio la struttura base, quella storica, che non può essere frazionata e alla fine si dovrà cercare di vendere nella sua interezza. La strategia di inglobare più attività e proprietari, dentro quell’area ormai inutilizzata da anni, ha portato già i primi frutti e risultano vendute già diverse aree ad artigiani, altre piccole attività, depositi di materiali e magazzini (ad esempio per l’attività dei mercatini dell’antiquariato) e anche ad un frantoio. Un’operazione che, sulla base delle ulteriori richieste che perverranno potrebbe alla fine andare ad inserire in quel contesto anche fino ad una cinquantina di attività. E così si rivitalizzerà tutta quella zona con il riuso di capannoni esistenti e nuovi manufatti che si andranno a realizzare.
Di fatto, la società proprietaria dell’ex Cartiera ha proposto al Consind un Piano di riconversione con la creazione di più lotti nell’ambito di un’area che dovrebbe arrivare intorno ai 15 ettari. Varie, dunque, le possibili tipologie da ospitare, seppure a prevalenza artigianale. Considerando che, tra l’altro, un capannone ed un’area sono già state acquistate anche dall’imprenditore Battista Faraotti per espandere ulteriormente la propria azienda, la Fainplast. Faraotti che, tra l’altro, ha anche acquisito lo stabilimento ex Haemonetics recependo proprio questa nuova linea di andare a riutilizzare i capannoni esistenti, evitando di lasciare vere e proprie “cattedrali” nel deserto. In altre parole, c’è chi crede ancora e investe nella zona industriale ascolana e nei prossimi giorni – una volta conclusa la procedura di individuazione dei tecnici – Piceno consind partirà con il censimento generale di tutte le aree e i capannoni disponibili sul territorio di competenza per fornire un quadro completo ai potenziali investitori. Un quadro che dovrebbe essere pronto per la metà di settembre.