Fotografati e multati: gli autovelox fanno stragi. Ecco la mappa

Altro che selfie… A fotografarci ci pensano gli autovelox. E c’è poco da sorridere per centinaia di ascolani immortalati, al volante, davanti alle famigerate “macchinette” anti-velocità. Tra autovelox, velomatic o tutor, la strage di portafogli per multe che si accumulano fino a superare i 1300 euro continua. E gli incassi destinati a tappare le falle di bilanci quale quello della Provincia ascolana crescono di pari passo con l’arrabbiatura e gli improperi degli automobilisti piceni. Per poi sfociare in ricorsi ai giudici di pace o (per chi alla fine sventola bandiera bianca e si arrende di fronte alle macchinette infernali) in rateizzazioni nei pagamenti. Perché, tra l’altro, chi si  è trovato giornalmente a transitare nelle zone “foto-controllate” magari per andare a lavorare, la mazzata è arrivata a più riprese, anche con quattro o cinque multe spalmate nell’arco di una settimana, arrivando in qualche caso anche a superare i 1000 euro complessivi. Il tutto con un interrogativo che aleggia su tutta questa operazione di prevenzione che diventa repressione vera e propria: ma alla fine, a parte lo svuotare le tasche degli automobilisti indisciplinati, si è ottenuto un maggior grado di sicurezza in quei tratti sottoposti ai controlli? A dir la verità, se le multe continuano, la risposta sembra essere scontata: se si elevano ancora tante sanzioni appare evidente che in quelle zone si continui tranquillamente a superare i limiti di velocità…

 

Se nel 2014, con l’apparire a sorpresa – e anche senza cartelli informativi – degli autovelox o tutor della Provincia, si registrò una vera e propria persecuzione da codice della strada, con cittadini multati fino a tre o quattro volte in pochi giorni, ora il fenomeno si è un po’ spalmato nel tempo, considerando che qualcuno ha tratto insegnamento e cerca di non dimenticarsi della presenza delle macchinette. Fatto sta, però, che nel bilancio provinciale si è continuato a prevedere una cifra derivante dalle multe pari a circa 1,6 milioni annui. E sono quattro, sostanzialmente, le zone a forte rischio. Le due zone che maggiormente hanno rappresentato e rappresentano le principali fonti di incasso per multe da autovelox sono senza dubbio quelle di Monticelli ad Ascoli (nel viale che da ovest conduce all’asse viario centrale) e del raccordo della superstrada a San Benedetto. Due tratti dove i limiti di velocità oscillano nel giro di alcuni metri, passando repentinamente a limiti dai 70 ai 50 chilometri orari. Ed è così che viene sistematicamente fregato l’automobilista. Con multe comminate anche per il solo sforamento di poco più di 1 chilometro orario oltre i 5 di tolleranza. Anche considerando che in entrambi i casi non ci si trova di fronte a strade a rischio di altissima velocità. Altri due apparecchi della Provincia sono, invece, collocati nella zona del traforo di Croce di Casale (si tratta di un tutor) e lungo la Valtesino all’altezza della frazione di Santa Maria Goretti.

 

Se il sistema provinciale di controllo stradale è ormai un nemico degli automobilisti piceni da circa tre anni, ci sono nuove decisioni appena adottate dall’Amministrazione comunale e dalle forze di polizia. Nel primo caso, proprio da qualche giorno l’Arengo ha deciso per la prima volta di scendere in campo con un velomatic nella zona di Poggio di Bretta, nel nome della sicurezza per i residenti della frazione che avevano segnalato l’eccessiva velocità delle auto in zona. Il secondo caso, invece, riguarda il posizionamento non fisso, ma mobile e saltuario, di autovelox anche lungo la zona industriale ascolana, laddove continuano a registrarsi diversi incidenti e la velocità delle auto va sistematicamente oltre i 50 chilometri orari previsti. E anche in questi casi si preannunciano multe a volontà. Fatto sta che ora, anche da queste parti, girare con l’auto rischia di diventare più costoso per le sanzioni da mettere in conto che per il consumo di carburante.

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