Ingiunzioni fiscali dell’Arengo a 378 famiglie per Tares e Ici non pagate

L’Arengo procede con il recupero delle tasse arretrate non pagate con la linea dura delle ingiunzioni fiscali e con un’ondata di solleciti di pagamento indirizzata a quasi 400 famiglie (per la precisione 378) per andare a recuperare circa 260.000 euro di tasse non pagate tra Tares (la vecchia tassa sui rifiuti) e Ici (l’imposta sugli immobili). E con la possibilità di arrivare anche ai pignoramenti. Un’operazione con la quale si cerca di andare ad abbattere, un po’ alla volta, quella voragine venutasi a creare negli ultimi dieci anni nelle casse comunali, con 11 milioni di euro non pagare in relazione alle tasse comunali e con circa 7 milioni di euro per multe non pagate. Tutto questo considerando che Equitalia è riuscita a recuperare solo il 3% delle somme.

 

Dopo la deludente “era” di Equitalia e l’ipotesi delle cartelle esattoriali quale metodo per recuperare i crediti, alla fine l’Arengo ha optato per il fai da te e, pur servendo di una società operativa come la Abaco per l’invio degli avvisi, ha scelto definitivamente la strada delle ingiunzioni fiscali. Una strada che si è iniziato a percorrere non solo per le tasse non pagate, ma anche per le mense scolastiche e i servizi relativi agli asili nido. Si è partiti, quindi, con l’avvio delle procedure di ingiunzione fiscale a più tranche. Ed ora sono, come detto, 378 le procedure avviate nei confronti di altrettante famiglie che non hanno pagato, in passato la tassa sui rifiuti o l’Ici. Per la precisione, l’elenco dei crediti da recuperare attraverso le ingiunzioni riguarda 215 pratiche, per una cifra complessiva di 147.373,61 euro, relativa a somme da riscuotere per la Tares (con una cifra media di 685 euro a famiglia), mentre 163 titoli, per un totale di 111.340 euro, per mancati pagamenti dell’Ici (con una somma media da pagare di 683 euro a nucleo familiare).

 

Di fatto, l’ingiunzione fiscale è un ordine di pagamento emesso dal Comune. Se il soggetto intimato non paga entro un certo termine, l’ente può attivare le procedure esecutive e pignorare i beni del debitore. Prima dell’ingiunzione di pagamento, deve essere inviato al debitore un avviso di accertamento, se si tratta di somme di natura tributaria (come ad esempio per la Tares e l’Ici), mentre ovviamente deve essere stato redatto un verbale nel caso si tratti di sanzione amministrativa (ovvero per le multe). Nell’ingiunzione viene indicata la somma richiesta, il termine per il pagamento, le conseguenze nel caso di inadempimento, i termini e l’autorità giudiziaria presso la quale ci si può opporre ed anche il titolo sul quale si fonda l’ingiunzione. La stessa, cioè, deve essere motivata, nel senso che deve essere reso noto al destinatario per quale motivo gli si chiede quella certa somma. Il debitore deve versare quanto richiesto o opporsi all’ingiunzione presso l’autorità giudiziaria, entro 30 o 60 giorni. Il termine scatta una volta notificata l’ingiunzione. Se il debitore non versa quanto richiesto entro il termine indicato  né propone opposizione, l’ente può procedere con l’esecuzione forzata, pignorando i beni del debitore, vendendoli e soddisfacendo il proprio credito con il ricavato della vendita.

 

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