Area di crisi, atteso il primo bando con contributi per 5,8 milioni di euro

Il silenzio dell’estate ascolana anestetizza anche l’attesa concretezza dei primi bandi dell’Area di crisi del Piceno e della Val Vibrata. Dopo la firma dell’accordo di programma al Ministero dello sviluppo economico, nello scorso mese di luglio, ci si aspettava in tempi strettissimi l’arrivo della prima boccata di ossigeno, specialmente per la provincia ascolana, sotto forma di primo bando. Un bando che contrariamente alle aspettative non è ancora uscito ufficialmente allo scoperto, ma che comunque è atteso per settembre, magari parallelamente ad un altro bando gestito direttamente dal Mise. Se, però, non è ancora iniziata la fase operativa con la relativa presentazione dei progetti, di questo primo avviso per le imprese del Piceno si sa già tutto. Innanzitutto, la dotazione finanziaria, che sarà di 5.857.142,86 euro, su un totale di 17 milioni che la Regione ha deciso di mettere a disposizione grazie ai fondi europei, inoltre il fatto che è previsto il finanziamento del 40% degli investimenti programmati dalle aziende che aderiranno partendo da un minimo di 100.000 euro da investire fino ad un massimo di 1,5 milioni di euro.

 

Potranno partecipare al primo bando dell’Area di crisi le imprese (micro, piccole e medie), anche cooperative, regolarmente iscritte al registro delle imprese presso la Camera di Commercio territorialmente competente e attive, la cui attività economica rientri tra quelle appositamente individuate. Per le start up, ovvero le nuove aziende da creare, possono partecipare solo le imprese micro e piccole. Non sono ammesse le domande presentate da persone fisiche. Gli assi previsti per i progetti ammissibili alle agevolazioni, riguardano i progetti di start up d’impresa, i progetti di investimento produttivo (creazione nuova unità produttiva, ampliamento, diversificazione e acquisizione di attivi alle condizioni di cui al Regolamento 651/2014); progetti di innovazione dell’organizzazione dell’impresa, solo in funzione sussidiaria e complementare a progetti di investimento produttivo; progetti di “reshoring”, ovvero progetti volti a favorire la rilocalizzazione totale o parziale di linee di produzione del made in Italy  con il rientro in Italia di imprese che avevano delocalizzato all’estero la produzione; i progetti di trasferimento di impresa volti a favorirne la continuità mediante percorsi di gestione del trasferimento della proprietà aziendale sia verso eredi o successori individuati in ambito familiare. I progetti dovranno essere correlati ad un programma occupazionale, finalizzato al mantenimento o all’incremento dell’occupazione (in caso di progetti di start up e progetti di back-reshoring). Tale programma avrà rilevanza sia in sede di istruttoria di ammissibilità, sia in fase di valutazione dei progetti che hanno superato la prima fase istruttoria, sia in sede di liquidazione dell’agevolazione, ai fini del riconoscimento di un’eventuale maggiorazione del contributo.

 

Per quello che riguarda la consistenza degli investimenti ammissibili al bando, per le start up è previsto un minimo di 100.000 euro oltre ad un massimo di 400.000 euro. Per l’asse dell’investimento produttivo, si va da un minimo di 150.000 euro adun massimo di 1,5 milioni di euro. Nel caso un’impresa integri l’investimento produttivo con un progetto di innovazione dell’organizzazione, il costo di quest’ultimo non potrà superare il 20% dell’ammontare delle spese ammissibili del progetto imprenditoriale nel suo complesso. Infine, per il trasferimento di impresa sono previsti investimenti da un minimo di 100.000 euro ad un massimo di 300.000 euro.

 

Le imprese che in ordine cronologico rientreranno tra quelle ammesse al contributo in conto capitale potranno ottenere, per le start up, il 40% della spesa ritenuta ammissibile per la realizzazione del progetto, elevabile al 50% per gli investimenti localizzati nei comuni di cui alla Carta degli aiuti a finalità regionale; per i progetti di investimento produttivo e di reshoring si otterrà un contributo in relazione alla tipologia di spesa, in media intorno al 50%. Dal momento della pubblicazione del bando, a partire dalla scadenza fissata, le domande pervenute saranno considerate ricevibili e ammesse all’attività istruttoria finalizzata alla selezione dei progetti e alla concessione dei benefici secondo l’ordine cronologico di arrivo in modalità digitale sino a quando i progetti approvati e ammessi a finanziamento a seguito di tale attività abbiano esaurito i fondi disponibili. Della serie, chi prima arriva meglio alloggia… E adesso non resta che attendere la pubblicazione di questo primo bando che sbloccherà concretamente il rincorso obiettivo dell’Area di crisi.

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