Si è aperto ieri davanti i giudici del tribunale di Ascoli il processo per il buco milionario alla Start che vede imputati i titolari delle rivendite di biglietti Gabriele Cameli e Andrea Ciabattoni cok l’accusa di peculato insieme con l’ex direttore della società di trasporto pubblico del Piceno, Ado Paolini, che deve rispondere anche dell’accusa di abuso d’ufficio. Nel corso del dibattimento in aula, l’avvocato Gionni, difensore di Gabriele Cameli, ha sostenuto la tesi che non c’è stato dolo nel comportamento del suo assistito che, invece, aveva sempre sostenuto di voler restituire le somme dei biglietti venduti e mai versati nelle casse della Start. «Cameli non si è appropriato di niente – ha detto l’avvocato Gionni – e ha sempre mostrato la volontà di rientrare delle somme non versate tanto che aveva rinunciato alla provvigione sui biglietti venduti». Non essendoci dolo – è la tesi della difesa – non può esserci appropriazione indebita, tanto meno si prefigura il peculato. Anche l’avvocato Sergio Gabrielli, difensore dell’ex direttore Ado Paolini, ha sostenuto davanti ai giudici che anche i dirigenti della Start sapevano della situazione che si era venuta a creare e che si era deciso di dare credito a Cameli poiché aveva mostrato l’intenzione di rientrare delle somme non versate. Il processo è stato aggiornato all’11 luglio del prossimo anno quando verranno ascoltati i testimoni dell’accusa.
Clicca qui sotto per seguire un grande evento: