Arriva il momento della verità per la zona franca urbana e i suoi reali effetti sulle zone terremotate e spuntano, come prevedibile, diverse nuove società create ad hoc per intercettare le previste agevolazioni che, molte attività già esistenti, avrebbero perso. Il tutto mentre oggi (che rappresenta il termine ultimo dopo la proroga) si conclude la corsa alla presentazione delle domande per rientrare tra i beneficiari delle sostanziose esenzioni fiscali fino a 200 mila euro all’anno e altri vantaggi fiscali. Insomma, qualcuno ha applicato alla lettera il detto “fatta la legge, trovato l’inganno”. Resta, però, l’amaro in bocca per quel criterio di fondo che, di fatto, alla fine va a penalizzare proprio quelle attività che da anni sono presenti sul territorio e che hanno vissuto il terremoto sulla loro pelle, ma per ottenere i benefici previsti dovranno dimostrate di aver incassato un 25% in meno rispetto all’anno precedente il sisma. Vantaggi “tout court”, invece, per chi potrà approfittare dell’occasione offerta dalla zona franca avendo aperto appositamente una nuova società poco prima di presentare la domanda, incassando tutte le agevolazioni senza dover dimostrare nulla se non di avviare l’attività appena creata entro il prossimo 31 dicembre.
Forse, la decisione di prorogare la scadenza iniziale per le domande della zona franca urbana, fissata lo scorso 6 novembre, è maturata quando ci si è resi conto che i tempi concessi erano troppo stretti e avrebbero tagliato fuori molte aziende indaffarate a documentare quell’eventuale calo del fatturato richiesto o, in alternativa, a creare una nuova ragione sociale al posto di quella vecchia. Il tutto per non perdere, normativa alla mano, ogni possibile sostegno fiscale per gli anni 2017-2018. Perché, come già sottolineato più volte, la normativa che si trascina dietro possibili esenzioni fiscali fino a 200.000 euro e altre agevolazioni andrà di fatto incontro più alle nuove attività che a quelle storiche o comunque presenti da più anni. E, su questo aspetto, nonostante il malumore ad Ascoli e dintorni proprio per la potenziale beffa all’orizzonte per tutte quelle attività che hanno subìto danni diretti o indiretti dal terremoto ma che erano chiamate a dimostrare un calo del fatturato di almeno il 25% nel periodo del sisma rispetto al 2015, nulla è stato modificato. Solo la data della scadenza. Eppure in tanti speravano che si mettesse mano a questa zona franca riconducendola a parametri meno penalizzanti per le attività storiche del territorio. Insomma, il paradosso di vedere tutte le attività nate e operanti da prima del settembre 2015 – secondo quanto previsto dalla zona franca – escluse dalle consistenti agevolazioni previste per aiutare la ripresa del territorio, è rimasto fino alla fine.
Quel che è certo è che, di fronte, ad un’impostazione discutibile della normativa, è successo quello che era prevedibile, con la creazione di nuove società anche da parte di chi aveva un’attività già esistente da prima di settembre 2015.
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