Contributi sospesi e lettere inviate alle circa cento famiglie che sono finite nel mirino dell’Arengo per anomalie e criticità riscontrate rispetto ai contributi di autonoma sistemazione per il terremoto. Comunicazioni dell’Arengo con le quali si invitano i destinatari a chiarire la loro posizione e a difendersi. Un centinaio di nuclei familiari che al momento, dopo i controlli a tappeto in collaborazione con vigili urbani e guardia di finanza, si ritrovano con l’erogazione sospesa a causa di quanto emerso. Con il percorso intrapreso che poi, in base agli approfondimenti caso per caso, può portare le pratiche incriminate sul tavolo della Procura. Perché di fatto, certi comportamenti potrebbero arrivare a configurare penalmente l’ipotesi di falso ideologico. Questo per quei casi dove si è riscontrata la falsità di quanto contenuto nell’apposita autocertificazione richiesta per poter accedere ai Cas, ovvero questi famosi contributi di autonoma sistemazione istituiti quale indennizzo per il disagio alle famiglie sfollate per l’inagibilità della casa. Ma anche questo, purtroppo, rappresenta una delle tante sfaccettature negative del post terremoto.
La posizione di queste circa cento famiglie sfollate finite nel mirino per i contributi di sistemazione, qualora vigili urbani e fiamme gialle ne rilevino i presupposti, potrebbe essere oggetto di valutazione da parte della Procura (come già avvenuto in alcuni casi) per l’ipotesi di falso ideologico. Con una pena che, ovviamente in caso di processo e sentenza di condanna, potrebbe arrivare fino alla reclusione per un massimo di due anni. Nel reato di falso ideologico si configura un comportamento consistente nell’attestare, in un documento che non sia stato materialmente falsificato, un contenuto non corrispondente alla realtà. E questo, secondo le verifiche disposte dall’Arengo, sarebbe avvenuto attraverso le previste autocertificazioni. In questo caso si tratterebbe di falso ideologico commesso da privati attraverso un atto nel quale sarebbe stato riportato un contenuto non veritiero.
Il dato preoccupante che emerge da questa importante attività di controllo a tappeto avviata dall’Arengo attraverso il Settore servizi sociali e politiche abitative, in collaborazione con polizia municipale e fiamme gialle, riguarda proprio l’alta percentuale di pratiche ritenute “sospette” rispetto al numero totale delle famiglie sfollate. Su circa mille famiglie, ben cento sono finite nel mirino per presunte irregolarità. Ovvero, una famiglia sfollata ogni dieci. Ed ora, dopo la sospensione dei contributi di autonoma sistemazione, proprio queste famiglie individuate per anomalie nelle pratiche sono state invitate dall’Arengo ad un confronto per contrapporre eventuali chiarimenti. Ma è chiaro che, alla luce di riscontri oggettivi, gli uffici comunali procederanno con l’invio della documentazione alla guardia di finanza e ai vigili urbani per poi arrivare, se necessario, a consegnare il tutto nelle mani della Procura. Considerando che poi si potrebbe arrivare anche a richiedere i contributi erogati a tutti coloro che dovessero risultare non aventi diritto. E, comunque, approfondimenti e verifiche proseguiranno relativamente a tutte le famiglie che percepiscono il Cas.