Le famiglie finite nel mirino per i contributi di sistemazione post terremoto sono state tutte invitate dall’Arengo, in maniera precauzionale, a restituire le somme finora incassate. E al momento, tra i veri e propri furbetti e chi, magari, ha sbagliato in buona fede, circa il 15% dei destinatari del sollecito comunale ha già dichiarato la disponibilità a versare nelle casse comunali (per poi girarli alla Regione) i soldi finora percepiti per questi famigerati Cas. Somme che l’Arengo – attraverso i preposti uffici del Servizio politiche sociali – consentirà di rimborsare anche in maniera rateizzata, considerando che per qualcuno i soldi incamerati nel corso di mesi sono arrivati anche a cifre pari a 10-12 mila euro. Una sorta di primo passo indietro, dunque, per alleggerire le proprie posizioni, in attesa di fornire anche integrazioni e riscontri a giustificazione delle richieste di contributi. E, soprattutto, della loro fondatezza. In tal senso, qualcuno si è già recato all’Arengo per cercare di chiarire. Tutto questo inserito in un contesto che ha visto circa 100 casi di sospensione dei contributi a seguito di un grande e serrato lavoro di controllo da parte dei dipendenti comunali preposti, sotto il coordinamento del dirigente Paolo Ciccarelli, in stretta collaborazione con vigili urbani e guardia di finanza.
Le attente verifiche dell’Arengo, iniziate dopo le prime segnalazioni ed estese a tutto campo dopo le prime anomalie emerse, hanno portato ad individuare, come già detto, circa 100 famiglie sfollate che non avrebbero diritto all’erogazione dei contributi. Di conseguenza, sono subito scattate le procedure di sospensione del Cas. Si è, quindi, fotografato uno scenario nel quale risultano due tipologie di posizioni. Ci sono diverse famiglie per le quali le prove riguardo l’effettivo diritto ad ottenere i contributi risultano schiaccianti. Casi in cui le anomalie sono evidenti e appare molto difficile o addirittura impossibile riuscire a dimostrare il contrario. Ad esempio, c’è qual che caso in cui la richiesta per il contributo di sistemazione fa riferimento ad un’abitazione dichiarata inagibile che, in realtà, era abbandonata da due anni, come si è riusciti a verificare attraverso le utenze e i relativi consumi. Dichiarazioni, dunque, assolutamente false. Molte altre situazioni, invece, risultano sospette – anche a seguito di controlli sui consumi delle utenze – e ora devono essere chiarite, documenti alla mano. Con qualche richiedente che, magari anche in buona fede, aveva presentato la richiesta provando ad ottenere il contributo, alterando la verità ma senza rendersi conto della presenza di un’autocertificazione che sostituisce a tutti gli effetti un atto notorio. Non rendendosi conto, dunque, delle possibili conseguenze, anche penali, di un comportamento del genere. Tra gli altri casi, sempre per fare qualche esempio, c’è anche quello di una famiglia ha dichiarato tra le persone che abitavano nella casa dichiarata inagibile, anche della madre anziana di uno dei due coniugi quando, in realtà, la stessa viveva in tutt’altra abitazione e solo per alcuni periodi si trasferiva dal figlio. In questo modo, però, la presenza di un’anziana in casa andava ad innalzare l’entità del contributo da ricevere.
SOLDI DA RESTITUIRE
Fatto sta che, una volta delineato tutto il quadro, l’Arengo ha deciso di inviare a tutte le famiglie sospettate di aver falsificato le autocertificazioni, una lettera con la quale si invitavano a fornire chiarimenti opportunamente documentati riguardo la loro posizione, ma al tempo stesso si è anche proceduto, in maniera cautelativa, con la richiesta di restituzione immediata delle somme finora incassate a titolo di contributo per l’autonoma sistemazione. Somme che, come detto, circa il 14delineato tutto il quadro, l’Arengo ha deciso di inviare a tutte le famiglie sospettate di aver falsificato le autocertificazioni, una lettera con la quale si invitavano a fornire chiarimenti opportunamente documentati riguardo la loro posizione, ma al tempo stesso si è anche proceduto, in maniera cautelativa, con la richiesta di restituzione immediata delle somme finora incassate a titolo di contributo per l’autonoma sistemazione. Somme per le quali, come detto, circa il 15% delle famiglie finite nel mirino ha già dichiarato la disponibilità al rimborso. Per gli altri, invece, si tratterà ora di avere un riscontro in tal senso, sapendo che ci sono posizioni già chiaramente non lecite e, quindi, per le quali non sarà possibile fornire prova del contrario. In ogni caso, proprio per consentire a chi ha capito di aver sbagliato di restituire i soldi incamerati, gli uffici comunali hanno anche consentito una rateizzazione degli importi dovuti, considerando che ci sono casi per i quali sono già stati incassati dai 10 ai 12 mila euro. Poi, ovviamente, questi soldi saranno girati dall’Arengo alla Regione, a titolo di rimborso. E, chiaramente, anche i contributi sospesi potranno essere riattivati solo nel momento in cui ciascun soggetto sotto esame riuscirà a documentare di avere diritto all’erogazione, contrariamente a quanto prefigurato.