Riaffiora, nella zona industriale ascolana, l’incubo amianto, con il collegato rischio di una dispersione nell’aria di fibre cancerogene. E stavolta non si tratta di una serie di discariche abusive, con l’abbandono in strada di elementi in eternit, bensì di un problema legato al capannone di un’azienda ascolana che si trova nella zona di Campolungo. Un caso che riporta a galla la discussione proprio sui rischi connessi alla presenza di eternit e amianto, ad Ascoli, nel corso degli ultimi anni. Con decine e decine di situazioni potenzialmente pericolose per la salute. Ed ecco, puntuale, l’immediata ordinanza dell’Arengo dopo una specifica relazione del Dipartimento di prevenzione dell’Asur area vasta. Il caso che ora affiora, relativo come detto ad un capannone in zona industriale di un’azienda (che viene comunque tenuta nell’anonimato nei documenti comunali), nasce da una verifica dei tecnici del Dipartimento di prevenzione dell’Asur, area vasta 5, effettuata nel marzo scorso e alla successiva relazione inoltrata all’Arengo. Il riscontro della presenza accertata di coperture contenenti amianto, arrivava a seguito della precedente richiesta l’urgente produzione di documentazione tecnica integrativa per la valutazione dello stato di conservazione dell’immobile e, in particolare, delle sue coperture. Documentazione che era stata redatta nel febbraio 2016 e trasmessa all’Asur proprio nel marzo scorso. Un rischio confermato, come detto, dalla nota inviata al Comune ascolano dal Dipartimento di prevenzione nella quale veniva evidenziato che “le parti delle coperture visibilmente danneggiate con alcuni punti mancanti devono essere urgentemente messe in sicurezza, in attesa di un successivo idoneo smaltimento-bonifica al fine di evitare l’ulteriore potenziale dispersione di fibre cancerogene nell’ambiente circostante”. Tutto ciò ha, quindi, spinto il sindaco Castelli a provvedere con un’ordinanza finalizzata proprio alla messa in sicurezza urgente dei materiali presenti nel capannone in questione contenenti amianto. In attesa, poi, di procedere con un intervento di bonifica e, quindi, di rimozione definitiva di ogni rischio.
Il provvedimento disposto dal sindaco Castelli nei confronti del capannone aziendale finito sotto osservazione, nello specifico, dispone innanzitutto di provvedere alla produzione di documentazione tecnica integrativa alla valutazione dello stato di conservazione delle coperture già redatta nel febbraio 2016 e inviata all’Asur lo scorso 10 marzo. Si richiede, dunque, di aggiornare le informazioni sullo stato dell’immobile ad oggi, sulla base di ispezioni e analisi più recenti e rappresentative “dello stato di degrado attualmente rilevabile”, anche con adeguata documentazione fotografica da cui “si evinca in maniera chiara lo stato di conservazione dell’estradosso ed immagini in modalità macro da cui si possa evidenziare l’eventuale affioramento di fibre dalla superficie esterna”. Per fornire tale documentazione integrativa, l’Arengo concede 15 giorni di tempo dalla notifica dell’ordinanza. Sempre nel provvedimento emesso, si intima anche l’immediata messa in sicurezza delle parti delle coperture visibilmente danneggiate e con alcuni punti mancanti, in attesa di un successivo “idoneo intervento di smaltimento e bonifica al fine di evitare l’ulteriore potenziale dispersione di fibre cancerogene nell’ambiente circostante, avviando entro e non oltre dieci giorni dalla notifica dell’ordinanza le predette operazioni”. Intervento da attuare dopo aver predisposto un adeguato Piano di lavoro da sottoporre alle autorità competenti e comunicando al Servizio ambiente del Comune e al Dipartimento di prevenzione dell’Asur area vasta 5 i provvedimenti adottati. L’ordinanza – inviata anche al Dipartimento prevenzione e alla Procura – puntualizza, infine, che per tale intervento dovrà essere incaricata esclusivamente una ditta specializzata di comprovata professionalità riguardo la problematica dell’amianto. La mancata adozione delle misure di sicurezza previste comporterà, per l’azienda, l’irrogazione di una sanzione amministrativa che potrà variare da 3.615,20 a 18.075,99 euro.
Già in passato altri capannoni industriali erano finiti sotto la lente d’ingrandimento di controlli sulla presenza di amianto. Basti pensare al caso dell’ex Carbon che ha richiesto una complessa procedura di bonifica specifica prolungatasi per diverso tempo anche con l’interdizione della viabilità nella zona. Così come al caso di un’altra azienda in liquidazione con più capannoni in zona industriale per la quale si è fatto riferimento al curatore al fine di mettere in sicurezza tutte le parti del complesso industriale dove era stata riscontrata la presenza dell’amianto. Un provvedimento disposto, anche in quel caso, dopo un sopralluogo effettuato dal Dipartimento di prevenzione dell’Area vasta 5. Fatto sta che, considerando le tecniche costruttive di diversi decenni fa, l’incubo amianto sembra destinato a riaffiorare, puntualmente e periodicamente.