In attesa di una firma sulla convenzione prevista verso metà ottobre, sull’ex Carbon è calato il silenzio, ma si tratta di un silenzio che, in realtà, avvolge e protegge tutta una fase di intenso lavoro organizzativo su quella che sarà un’opera di risanamento ambientale storica per la città, per le sue proporzioni, e che sarà “made in Ascoli”. Un marchio di ascolanità al quale proprio Restart, la società proprietaria dell’area, sta lavorando con attenzione per sviluppare in questa fase anche un importante volano occupazionale in prospettiva. In altre parole, la strategia che si sta mettendo a punto è quella di guidare direttamente il processo di bonifica utilizzando risorse e maestranze ascolane, dopo un’adeguata formazione. Posti di lavoro che nasceranno – con la prospettiva di circa 4 anni per la conclusione dell’intervento – proprio per rivoltare come un calzino il problema ambientale e trasformarlo in un’opportunità occupazionale che potrebbe avere anche un prosieguo. L’idea, infatti, sulla quale i vertici di Restart (con il presidente Franco Gaspari e il maggior azionista Battista Faraotti) stanno ragionando, sarebbe quella di valutare laddove possibile anche l’acquisto di attrezzature e macchinari per poi considerare l’opzione di creare un ramo d’azienda in grado di lavorare proprio nel settore della bonifica di aree a livello nazionale. Una bonifica che, una volta sbloccato l’aspetto urbanistico con la firma della convenzione tra Comune e società proprietaria dell’area, dovrebbe prendere il via a gennaio 2019, ma con lo scorcio finale dell’anno in corso tutto dedicato alla fase propedeutica e alla definizione nei dettagli dell’intervento da attuare.
Già all’inizio della telenovela ex Carbon dopo l’acquisizione da parte di Restart, si era ipotizzata e più volte ribadita la volontà di andare a ricoinvolgere gli ex dipendenti della vecchia azienda, rimasti al palo dopo la chiusura. Un discorso che è già stato previsto anche per quel che riguarda tutta la fase della formazione per la tipologia di attività da svolgere. Ma l’idea a cui la società proprietaria dell’area sta lavorando è quella di seguire direttamente, attenendosi scrupolosamente al progetto (del costo di circa 35 milioni di euro), tutta la fase della bonifica. Un’attività che si svolgerà completamente “in sito”, ovvero sul posto, senza il trasporto di materiali all’esterno, considerando che questa è ormai la tendenza a livello nazionale. Ma la novità sarà rappresentata dal fatto che tutti i lavori saranno effettuati – con una scrupolosa supervisione – da tecnici, maestranze e aziende ascolane, con il ricorso a società specializzate di fuori città solo laddove strettamente necessarie. Quindi, spazio all’occupazione locale (almeno una trentina di assunzioni come base di partenza) e al lavoro di imprese del posto. Creando posti di lavoro per gli ascolani che potrebbero andare anche oltre i 4 anni previsti per la bonifica all’ex Carbon, se si riuscirà a mettere in piedi una struttura in grado di lavorare anche altrove nel settore della bonifica di aree inquinate.
E’ per questi motivi che, in attesa dello sblocco della convenzione (il 13 ottobre saranno trascorsi i 60 giorni necessari per osservazioni e controdeduzioni all’accordo di programma adottato) si sta ragionando su come mettere in piedi tutto il discorso bonifica anche valutando l’acquisizione di attrezzature e macchinari, laddove risulti conveniente, pensando anche in proiezione futura. E così dopo decenni di polemiche, inquinamento e persino referendum, quell’area dell’ex Carbon tornerà a garantire posti di lavoro ripartendo proprio da un’ormai insperata opera di risanamento ambientale.