E’ ancora lungo e complesso il percorso della ricostruzione per Ascoli (come per molti altri comuni). A parlare, in maniera spietata, sono i numeri che vengono messi in vetrina dalla Regione per quel che riguarda le pratiche avviate e istruite dagli Uffici ricostruzione: solo 224 le richieste degli ascolani che sono state formalmente presentate e sono sul tavolo per le procedure di assegnazione dei contributi. Un numero decisamente esiguo, se solo si pensa che nel capoluogo piceno le ordinanze emesse dagli uffici tecnici comunali sono complessivamente 1600 circa. Quindi solo il 14% delle pratiche relative ad edifici definiti inagibili è al momento in lavorazione o, per una piccolissima parte, ha raggiunto il traguardo di vedere sbloccato il contributo. In particolare, di queste 224 richieste ascolane che sono sulle scrivanie dell’Ufficio ricostruzione competente, soltanto 69 hanno già avuto la formalizzazione dello concessione dei soldi necessari agli interventi di ricostruzione o di messa in sicurezza. Ed a queste si aggiungono altre 9 richieste che hanno avuto, invece, un diniego del contributo. Per il resto, ci sono altre 146 pratiche in attesa di giudizio e tante altre, invece, che sono ancora nelle mani dei tecnici privati e devono ancora essere presentate. Tutto questo quando siamo ormai ad oltre due anni dalle scosse del 26 agosto 2016 e a quasi due anni dalla più forte delle scosse registrate negli ultimi 30 anni in Italia: quella del 30 ottobre 2016.
Aldilà di quali siano i motivi e le cause, quello che è indiscutibile è che siamo di fronte ad una ricostruzione “lumaca”. A partire da tutte le procedure molto burocratizzate per cercare magari di scoraggiare i furbetti, per continuare con la massa inaspettata di sopralluoghi da effettuare poi seguita da schede Fast, schede Aedes e ordinanze. Ed a capire come si sia ancora molto indietro ci sono i numeri, i dati inequivocabili. Perché di fatto, sono davvero poche le 69 pratiche sbloccate con la concessione del contributo e, quindi, con la possibilità di poter avviare gli interventi. Di questo passo, considerando le centinaia di pratiche in attesa o ancora da presentare, i tempi per poter vedere il completamento della ricostruzione lieve sembrano eterni. Il dato che emerge riguardo l’erogazione dei contributi a famiglie e aziende ascolane che hanno avuto la casa o la sede dell’attività dichiarata inagibile, al momento solo 69 realtà, con 9 escluse dai contributi, rappresenta una conferma del fatto che la ricostruzione vera e propria ad Ascoli deve ancora iniziare.
Se il quadro non appare incoraggiante in linea generale, anche entrando nel dettaglio delle tipologie delle 69 pratiche finora sbloccate, si evidenzia che la prevalenza dei contributi concessi è per le abitazioni, mentre per quel che riguarda le attività di vario genere al momento risultano essere soltanto 9, tra cui negozi, altre attività, qualche studio legale. A cui si aggiungono altre 4-5 pratiche relative ad enti, organizzazioni o associazioni legate a strutture della chiesa, ma c’è anche una associazione pensionati, così come un asilo privato. Quel che è certo è che anche da questo punto di vista si presuma debba passare ancora diverso tempo prima di poter vedere risistemate le sedi di attività e negozi che sono state dichiarate inagibili proprio per effetto del sisma. Quel che è certo è che occorre intervenire, occorre uno scossone che possa permettere uno scatto in avanti per evitare che la ricostruzione arrivi troppo tardi rispetto alle esigenze di tornare alla normalità di centinaia di famiglie.