di Luca Marcolini
Siamo davvero al limite. La situazione pre-elettorale ormai a pochi passi dal traguardo delle urne (circa due mesi se si voterà, come sembra, all’inizio di giugno) può essere dipinta pensando ad un grande serbatoio dove giorno dopo giorno è stata versata acqua per spegnere il possibile fuoco della polemica. Prima tutti allineati almeno nel tenere il silenzio e nel rispettare i tempi per consentire alla situazione di evolversi. Ma adesso, giorno dopo giorno, iniziano a sommarsi goccia dopo goccia le prese di posizione di chi lancia disperatamente segnali per far capire che andando avanti di questo passo sarà difficile recuperare l’unità perduta o mai ottenuta. E si capisce d’istinto come siamo ormai vicinissimi alla classica goccia in grado di far traboccare il vaso, o meglio il serbatoio del centrodestra. Causando una vera e propria bomba d’acqua in grado far annegare definitivamente ogni azione diplomatica dell’ultim’ora.
Il segnale evidente è che ormai si tratta di una lotta aperta, tra missioni romane e sondaggi a sorpresa.
Ma se le forze politiche sono tutte esclusivamente affaccendate alla ricerca dell’imprimatur per la candidatura a sindaco e quindi per la poltrona di Palazzo Arengo, l’aspetto più preoccupante è che finora non si è sentito nessuno, nemmeno per sbaglio, parlare di un’idea di città, di progetti, di programmi a medio-lungo termine per dare una visione di quella che dovrebbe essere Ascoli nei prossimi anni.
Se il centrodestra si rintana nei bunker dei veti incrociati e ricorre a trucchetti e invenzioni mediatiche per un ostruzionismo talmente scontato da non ipnotizzare più nessuno, le altre forze politiche restano in attesa di conoscere quale sarà il potenziale avversario. O addirittura gli avversari. Perché mai come in questo momento tutte le gocce che faranno traboccare il vaso potrebbero poi portare ad un effluvio di candidature. Con o senza simboli di partito