Sulla questione dei presunti furbetti e della concessione dei Cas, ovvero i contributi di autonoma sistemazione post sisma, arrivano ora altri due ricorsi al Tribunale ascolano da beneficiari che, a seguito di accertamenti da parte dell’Arengo (attraverso gli uffici preposti), si sono visti sospendere le erogazioni delle somme mensili con richiesta anche di restituire quanto finora incassato. E con questi ulteriori due ricorsi salgono a cinque le famiglie che hanno deciso di contestare la revoca dei Cas disposta dall’Amministrazione comunale. Cinque ricorsi, finora, in un contesto che ha visto l’Arengo individuare 75 casi sospetti per i quali si è poi deciso di revocare i contributi, inviando anche tutta la documentazione ed i riscontri effettuati alla Guardia di finanza e alla Procura ascolana. Nella maggioranza dei casi, invece, le somme che sarebbero state percepite indebitamente, in alcuni casi anche in buona fede, sono state restituite o si stanno restituendo in maniera rateizzata, visto che per diverse persone si tratta di cifre che superano i 10.000 euro.
Altri due ricorsi vedranno, in questa fase, l’Arengo andare a difendere i propri provvedimenti di revoca del Cas a fronte della richiesta annullamento dei provvedimenti stessi da parte di due persone che hanno beneficiato, in precedenza proprio del contributo di autonoma sistemazione. Nello specifico, questi ulteriori due ricorsi – che vanno a sommarsi ad altri tre già presentati in precedenza – intendono contrastare le motivazioni che hanno portato l’Amministrazione comunale a revocare i Cas, ovvero addebitando in entrambi i casi ai ricorrenti il fatto di aver abitato ancora, continuativamente, all’interno delle abitazioni dichiarate inagibili anche dopo le relative ordinanze. Quindi, i contributi sono stati revocati perché secondo l’Arengo i due beneficiari avrebbero continuato a vivere negli appartamenti evacuati per inagibilità.
A fronte della maggior parte degli ascolani che hanno ricevuto la revoca del contributo di autonoma sistemazione per il terremoto che sta restituendo a rate le somme indebitamente percepite, risulterebbero, a questo punto, cinque casi sui quali si dovrà pronunciare il Tribunale per altrettante richieste di annullamento della revoca e, quindi, di poter tornare ad ottenere i Cas. Casi in cui i ricorrenti, citando in giudizio il Comune di Ascoli, chiedono per la precisione «l’annullamento del suddetto provvedimento di revoca, la corresponsione delle somme del Cas maturate dalla data dell’istanza e l’accertamento del diritto a percepire il Cas, infine l’accertamento negativo del diritto del Comune alla restituzione della somma richiesta». L’Arengo, ovviamente, si è costituito in giudizio per difendere le proprie scelte. Intanto, sul fronte furbetti continuano i controlli, anche attraverso la verifica delle utenze. Mentre gli uffici dell’ente hanno riscontrato la volontà di molti di coloro ritenuti indebitamente beneficiari di Cas di restituire le somme finora percepite, ammettendo l’errore, magari in buona fede, e consentendo una rateizzazione a chi intende restituire i soldi.