Affittare una casa sotto le cento torri, dopo il terremoto di oltre due anni e mezzo fa, costa decisamente di più. Rendendo tremendamente più difficile anche il rientro in città di chi, sfollato, si era dovuto allontanare forzatamente. In pratica, dai 6,11 euro al metro quadro dell’agosto 2016 si è arrivati, nel giugno scorso ad un canone medio richiesto pari a 6,35 euro al metro quadro per gli appartamenti (con variazioni per altre tipologie abitative). Con la punta massima dei canoni medi di affitto per abitazioni ad Ascoli raggiunta un anno dopo le prime scosse, ovvero nell’agosto 2017, con ben 7,12 euro al metro quadrato. Ovvero un canone medio di 712 euro per un appartamento di 100 metri quadrati. Una situazione che, analizzando le cause, si è venuta a creare sostanzialmente per due motivi: da una parte il gran numero di unità abitative dichiarate inagibili (circa 1000) e quindi una minore offerta di case in affitto; dall’altra l’effetto dei contributi di autonoma sistemazione che hanno spinto i proprietari a ritoccare in alto i canoni.
Il primo, penalizzante effetto del sisma sul patrimonio residenziale di Ascoli è stato quello dello svuotamento di addirittura un migliaio di abitazioni nel capoluogo piceno a causa della loro inagibilità. Una situazione ancor più preoccupante soprattutto per la stima dei tempi necessari per il completamento di quella che viene definita come la ricostruzione lieve, ovvero per gli interventi di sistemazione necessari per eliminare le criticità e consentire il riutilizzo delle case lesionate. In tal senso, purtroppo, finora il processo è risultato molto lento per tutta una serie di motivi: dalla consistenza delle richieste di sopralluoghi (che ad Ascoli sono state quasi 10.000) alla complessità delle procedure, oltre al sovraccarico di lavoro per i tecnici. Certo, qualche segnale positivo comincia ad arrivare con almeno una cinquantina di edifici già risistemati e riutilizzabili e altri con lavori avviati, ma è evidente che per il recupero di tutte le 1000 unità abitative occorreranno ancora anni prima di poter pensare ad un riutilizzo complessivo. Nel frattempo, la città si ritroverà con una minore offerta di abitazioni da reimmettere sul mercato degli affitti (con i canoni richiesti che aumentano). L’altra concausa è quella dei cosiddetti Cas (contributi di autonoma sistemazione) che hanno spinto i proprietari di appartamenti a far lievitare i canoni ben sapendo che le famiglie sfollate, alla ricerca di una soluzione temporanea, avevano (e hanno tutt’ora) la copertura delle spese garantita proprio dai consistenti contributi.
Per quel che riguarda i canoni di affitto monitorati a cadenza mensile dal sito specializzato immobiliare.it, a giugno scorso, era stato individuato ad Ascoli un canone medio di 6,35 euro al metro. In pratica, per un appartamento di 100 metri quadrati venivano richiesti, in media, circa 630 euro mensili. Un canone superiore ai canoni di locazione pre-terremoto, considerando che ad agosto 2016 si era sui 6,11 euro al metro quadro (quindi a 611 euro al mese di affitto per un appartamento di 100 metri quadri). Proprio dalle scosse telluriche del 2016 in poi, i canoni di affitto avevano iniziato a salire fortemente, fino ad arrivareal picco più alto di sempre esattamente un anno dopo, ovvero nell’agosto 2017, quando si era arrivati a chiedere 7,12 euro al metro quadro (712 euro mensili per 100 metri quadri). Poi i canoni hanno, seppur lentamente, iniziato a riabbassarsi, restando comunque sempre nettamente sopra il prezzo medio dell’agosto 2016 (a parte i 5,90 euro al metro quadro del febbraio scorso), risalendo poi nuovamente fino agli attuali 6,35 euro.