Dopo 4 anni dalle prime scosse di terremoto, anche sotto le cento torri arriva il momento di stringere ulteriormente la cinghia sui contributi di autonoma sistemazione per chi ha avuto la propria abitazione dichiarata inagibile. Con una particolare attenzione che verrà riservata a chi aveva una casa di proprietà che è tornata abitabile o l’ha acquistata nel frattempo e potrebbe approfittarne per continuare a percepire il sostegno economico pur non avendone più diritto. Proprio in questa fase, il Dipartimento di Protezione civile ha scritto all’Arengo, così come alla Regione e a tutti i Comuni con territori colpiti dal sisma, per chiedere di verificare sul campo chi – tra tutti coloro che hanno ripresentato la richiesta nello scorso mese di maggio – in realtà possa continuare a percepire i contributi o non ne abbia più diritto.
Il Dipartimento di Protezione civile, scrivendo all’Arengo, è molto chiaro: non può continuare a usufruire dei contributi di autonoma sistemazione chi abbia ora (perché tornata agibile o perché acquistata dopo il terremoto) una casa idonea a poter essere abitata. E dovrà essere il Comune, secondo le indicazioni ricevute, a verificare – attraverso i preposti uffici alle politiche sociali coordinati dall’assessore Massimiliano Brugni in raccordo col sindaco – chi stia approfittando della situazione pur non avendo più diritto ai Cas e chi, invece, debba continuare a ricevere il sostegno. Un lavoro complesso che, però, viene richiesto per stoppare le erogazioni ai potenziali furbetti. Nel caso di Ascoli città si tratta, dunque, di andare ad approfondire le situazioni di tutte le famiglie, tra le 750 che nello scorso maggio hanno rinnovato la richiesta dei contributi per la sistemazione, che abbiano una casa di proprietà non idonea ad essere abitata. In altre parole, potranno continuare a percepire i soldi coloro che hanno un appartamento di proprietà che deve, però, ancora essere risistemato per riacquisire l’agibilità. Così come pur avendo un’abitazione di proprietà oltre quella danneggiata, si trovi a non poterla utilizzare perché già affittata ad altri prima del sisma. In questi casi, dunque, il contributo potrà essere mantenuto fino a che non ci saranno le condizioni per rientrare nell’abitazione principale o cessi il contratto di locazione.
Discorso diverso, invece, quello di chi avendo avuto la propria abitazione dichiarata inagibile abbia deciso, nell’arco di questi 4 anni dalle prime scosse telluriche, di comprarsi una nuova casa che sia idonea a poter essere abitata. E che, comunque, abbia ugualmente ripresentato la domanda nello scorso maggio per continuare a percepire i Cas. In questo caso, avendo la possibilità di abitare nella casa acquistata, deve essere stoppata l’erogazione dei contributi. In questo senso, il Dipartimento di Protezione civile è perentorio: i Cas devono essere un sostegno economico per chi ha un disagio dovendo ricorrere a una soluzione abitativa temporanea non avendo altre soluzioni. Nel momento in cui si ha una propria casa, abitabile, a disposizione, il contributo non ha più motivo di essere erogato. Ed è anche su questo aspetto che ora gli uffici politiche sociali dell’Arengo, che stanno compiendo uno sforzo straordinario in questa fase post sisma e con emergenza Coronavirus, dovranno concentrare l’attenzione. Tutelando chi ha pieno diritto del sostegno economico e mettendo spalle al muro chi volesse approfittare ingiustamente della situazione.