Il gip di Ascoli, Rita De Angelis, al termine dell’udienza preliminare ha rinviato a giudizio Franco Giorgi, il settantasettenne ascolano accusato di intermediazione nella compravendita internazionale di armi. A processo con lui altre tre persone che erano coinvolti con lui nell’inchiesta condotta dal procuratore della Repubblica Umberto Monti. Nel mirino della Procura di Ascoli è finita una compravendita di ingenti quantitavi di armi e munizioni destinate alla Libia che Giorgi, in qualità di intermediario, avrebbe fatto pervenire da nazioni dell’est europeo. Nello specifico, si trattava di una prima fornitura del valore di 1,130 milioni di euro per mille pistole con laser e attacco per silenziatore, 45 fucili Sniper, 2mila muinizioni, giubotti antiproiettile e altro materiale. A garanzia della comprovendita, secondo quanto sostenuto dall’accusa, sarebbe stata versata a Roma, nel giugno del 2014, una caparra di 100mila euro. La trattativa sarebbe poi proseguita con il versamento di un’altra caparra alla fine di agosto di quello stesso anno di 190mila euro che sarebbero serviti per un affare da circa 16 milioni di euro e poter noleggiare un aereo che avrebbe dovuto trasportatre in Libia le armi. A tutto ciò sarebbe poi proseguita una ulteriore trattativa per la fornitura, sempre in Libia, di fucili di precisione, lancia granate, pistole e munizioni per un valore di circa 4 milioni di euro. Per il procuratore della Repubblica Umberto Monti, le attività di intermediazione posta in essere da Giorgi sarebbero state effettuate in violazione della Risoluzione del consiglio di sicurezza della Nazioni unite 1970 del 2011 che nel condannare l’uso della forza contro i manifestanti da parte del regime di Gheddafi aveva adottato, al fine di salguardare i diritti umanitari, una serie di misure tra le quali quella dell’embargo sulle armi, sequestrare eventuali armi trovate e ad evitare di fornire mercenari.
Il gip ha fissato la data di inizio del processo al 24 febbraio del prossimo anno.