Se si provano a digitare sul più diffuso motore di ricerca in Internet le parole “ la regione dei Teatri” la prima voce che compare è: Marche. E il risultato non è frutto di un’indicizzazione algoritmica, ma la definizione significativa di una realtà consolidata da secoli di storia. Le Marche sono la regione dei teatri, caratterizzate cioè, da un una “densità” teatrale rispetto alla popolazione e al numero di Comuni che non ha uguali in Italia e forse nel mondo. Basti pensare che le “ piccole” Marche hanno sul proprio territorio più teatri che tutta l’Italia meridionale. Insomma, non solo le Marche del Museo diffuso, ma in egual misura le Marche del Teatro diffuso. Un “caso Marche”, dunque, peculiare e assolutamente originale, degno di essere riconosciuto come patrimonio mondiale dell’umanità. E’ da queste considerazioni che è scaturita la volontà dell’assessorato regionale alla Cultura di sottoporre all’Ufficio UNESCO del Segretariato generale del Ministero della Cultura, l’esame di una proposta di una candidatura UNESCO dei Teatri storici marchigiani, per l’iscrizione nella Lista propositiva italiana, come un unicum : “ Abbiamo avuto un primo incontro con l’Ufficio UNESCO – ha spiegato l’assessore alla Cultura, Giorgia Latini – nel corso del quale ho presentato la straordinaria ricchezza di teatri storici delle Marche e rappresentato la volontà di investire su questo patrimonio anche attraverso un processo di candidatura, teso anche alla salvaguardia di questo patrimonio. E’ proprio in questa direzione che si muove la politica culturale regionale, da un lato promuovendo progetti e programmi di recupero, restauro e riallestimento dei teatri ‘Innovateatri’, con l’obiettivo di adeguare e riallestire lo spazio di spettacolo dal vivo delle Marche, dall’altro sostenendo nuove forme di gestione degli spazi teatrali con una crescente partecipazione delle compagnie locali e dei giovani per creare dei veri e propri teatri di comunità.” Un patrimonio unico sotto molti profili: per capillarità di teatri storici (ora 68 con il distacco di alcuni comuni del pesarese in Emilia Romagna, ma alla fine degli anni ‘90 , secondo il “ Libro bianco” edito dalla Regione Marche come ricognizione del patrimonio esistente, erano 71 e nel 1868 addirittura 113), sotto il profilo architettonico e artistico ( alcuni “gioielli” furono progettati dai più famosi architetti teatrali dell’epoca), per livello culturale, per la funzione sociale a cui hanno assolto nei secoli: ogni più piccolo comune con il suo teatro al centro del nucleo storico conquistava una compiuta autonomia e autosufficienza e un ruolo di prestigio nel territorio circostante, rispondendo anche ad un più complesso processo di aggregazione sociale e di rilancio occupazionale della comunità. Il “caso Marche”, dunque, alla luce della sua storia e della sua tradizione teatrale, per unicità nel contesto nazionale e valore artistico e socio-culturale, potrebbe soddisfare i requisiti di riconoscimento UNESCO, quale espressione e tradizione che una comunità riconosce come parte integrante del proprio patrimonio culturale tanto da garantire un senso di identità e continuità. “E i teatri rappresentano ancora un punto di riferimento e di aggregazione sociale – ha concluso Giorgia Latini – e, per raggiungere il prestigioso riconoscimento UNESCO, il processo di candidatura coinvolgerà gli enti locali, le comunità e gli operatori culturali del territorio”.