Sindaco FioravantiIl sindaco di Ascoli, Marco Fioravanti, chiede al premier Draghi e al governo di migliorare il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

«L’Italia deve intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze”. Così è scritto nel PNRR del Premier Draghi: come non essere d’accordo?  – sostiene Fioravanti -. Una società non inclusiva è una società che discrimina, e 221.5 miliardi di euro rappresentano un’occasione straordinaria, unica e irripetibile, per superare o almeno tentare di comporre in equilibrio le diseguaglianze e le ingiustizie che segnano profondamente il nostro Paese e che il Covid-19 ha impietosamente evidenziato. In questo senso, il confronto sul PNRR non deve ridursi a meri calcoli di punti percentuali di aumento del Pil. Il timore è infatti che l’auspicabile aumento di ricchezza, derivante dalla certezza di un maggiore indebitamento pubblico, possa sortire l’effetto contrario dell’inclusione, ossia un’ulteriore marginalizzazione dei soggetti più fragili. Valgano due considerazioni. La prima: “Il 40% circa delle risorse del Piano sono destinate al Mezzogiorno, a testimonianza dell’attenzione al tema del riequilibrio territoriale”, si legge. Ma siamo sicuri che sia ancora attuale e quindi corretto questo modo di procedere? Esiste certamente un divario di condizioni fra nord e sud, ma in questo gioco di forze il centro Italia e le Marche in particolare rischiano sempre più di divenire vaso di coccio tra vasi di ferro. Nel sud come nel nord esistono realtà turistiche di assoluta eccellenza e contrapposte situazioni nell’entroterra come nelle periferie di particolare degrado: non sarebbe più opportuno individuare singole aree di intervento nell’intero Paese e focalizzare su queste gli interventi, così come abbiamo imparato a fare con la gestione per zone della pandemia?

La seconda considerazione. Il piano, che peraltro dedica espressamente la quinta missione all’inclusione e alla coesione, è pervaso di innumerevoli linee di intervento: dalla parità di genere e valorizzazione dei giovani, con interventi nella formazione culturale, nell’accesso al lavoro e nell’attività di impresa, al sostegno alla famiglia, alla disabilità e alla fragilità in genere, con azioni di servizio sociale che arrivano fino a garantire la realizzazione di un tetto a chi ne sia privo. Evidente trattarsi tutte di ottime intenzioni, ma perché esse non vadano a lastricare la via dell’inferno, non ci si può fermare a mere petizioni di principio, pure che corredate da numeri. È necessario si prevedano sin da subito riferimenti precisi e termini puntuali, che rendano apprezzabili nel merito e misurabili in termini di efficienza le azioni che verranno. Per questo auspico che nel PNRR vengano inseriti fondi concreti volti a favorire l’imprenditoria femminile e giovanile: non un mero assistenzialismo economico, bensì una vera e propria opportunità rivolta a donne e ragazzi per esprimere le proprie competenze e dimostrare il loro valore. Lo stesso dicasi in merito ai sostegni alla fascia più fragile e debole della popolazione, affinché possano davvero ridursi le disuguaglianze economiche e sociali che troppo spesso minano alla crescita e allo sviluppo del nostro Paese. Due considerazioni che non vogliono essere di critica, ma di contributo. Per evitare che gli impegni che oggi assumiamo, invece di arricchire – debito buono – finiscano per impoverire ulteriormente – debito cattivo – le prossime generazioni».

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Vice direttore della Gazzetta di Ascoli - Giornalista

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