Un’azione più incisiva e sinergica tra i soggetti e gli enti interessati per ovviare al problema della presenza dei cinghiali nelle Marche anche in aree urbane, e ai danni che ogni anno ammontano a circa 500mila euro, con “interventi operativi, integrati e coordinati”. La prevede il protocollo firmato da Regione, Prefetture, Polizie provinciali, Ambiti territoriali di caccia, Anci, associazioni agricole e venatorie, Cc Forestali per riequilibrare e contenere gli ungulati.
La firma oggi in Regione con il vice presidente Mirco Carloni, la presidente di Anci Marche e sindaca di Ancona Valeria Mancinelli, il presidente della Provincia di Ancona Luigi Cerioni, per le province, e il comandante Forestali Marche, col. Giampiero Andreatta, rappresentanti delle associazioni.
L’accordo, valido fino a fine 2023, prevede interventi destinati a contrastare la presenza e a ridurre la popolazione di cinghiali nei contesti urbani e agro-forestali, con azioni dirette e indirette: non solo gli abbattimenti selettivi, ma anche altri interventi come l’eliminazione di possibili fonti di cibo, di rifugi nelle aree verdi, l’uso di repellenti olfattivi, la messa in sicurezza con recinzioni elettrificate di aree frequentate dai cittadini. I soggetti coinvolti si impegnano a creare una cabina di regia con un gruppo di coordinamento tecnico, convocato dalla Regione, per produrre protocolli tecnici di dettaglio – nel rispetto di protocollo, strumenti tecnici di settore e norme vigenti -, monitoraggio costante dei risultati, relazionando ogni anno alla Regione per provincia. Stabilisce una ‘filiera’ d’intervento precisa a livello operativo per catture e altri interventi in aree urbane, tra Comune e Regione, con l’ausilio della Polizia provinciale e Cc Forestali. In aree agro-silvo-pastorali il contributo fattivo dei cacciatori, di associazioni, Atc, in collaborazione con Polizia provinciale e Cc, anche grazie al controllo numerico dei cinghiali e azioni che ne evitano la proliferazione. La Regione si impegna a varare una normativa regionale, simile a quella già predisposta ad es. in Toscana, per dare certezza sul piano giuridico “a chi fa cosa”. Dalla Regione anche risorse al ‘progetto’: circa 80mila euro.
L’accordo, valido fino a fine 2023, prevede interventi destinati a contrastare la presenza e a ridurre la popolazione di cinghiali nei contesti urbani e agro-forestali, con azioni dirette e indirette: non solo gli abbattimenti selettivi, ma anche altri interventi come l’eliminazione di possibili fonti di cibo, di rifugi nelle aree verdi, l’uso di repellenti olfattivi, la messa in sicurezza con recinzioni elettrificate di aree frequentate dai cittadini. I soggetti coinvolti si impegnano a creare una cabina di regia con un gruppo di coordinamento tecnico, convocato dalla Regione, per produrre protocolli tecnici di dettaglio – nel rispetto di protocollo, strumenti tecnici di settore e norme vigenti -, monitoraggio costante dei risultati, relazionando ogni anno alla Regione per provincia. Stabilisce una ‘filiera’ d’intervento precisa a livello operativo per catture e altri interventi in aree urbane, tra Comune e Regione, con l’ausilio della Polizia provinciale e Cc Forestali. In aree agro-silvo-pastorali il contributo fattivo dei cacciatori, di associazioni, Atc, in collaborazione con Polizia provinciale e Cc, anche grazie al controllo numerico dei cinghiali e azioni che ne evitano la proliferazione. La Regione si impegna a varare una normativa regionale, simile a quella già predisposta ad es. in Toscana, per dare certezza sul piano giuridico “a chi fa cosa”. Dalla Regione anche risorse al ‘progetto’: circa 80mila euro.