I militari delle Stazioni Carabinieri Forestale di Comunanza e di Amandola – secondo quanto comunicato dagli stessi attraverso una nota – nell’ambito “della campagna di controlli ambientali sull’inquinamento dei corpi idrici e sul dissesto idrogeologico hanno deferito in stato di libertà all’Autorità giudiziaria di Ascoli il titolare di un’azienda zootecnica nella zona di Venarotta. L’imprenditore è stato segnalato per aver realizzato un deposito incontrollato di rifiuti non pericolosi sul suolo, costituito da letame bovino (classificato con codice C.E.R. 02.01.06), e contestuale smaltimento dello stesso per il dilavamento causato dagli eventi meteorici verificatisi in quest’ultimo periodo. Alcune segnalazioni – si legge ancora nella nota – erano arrivate ai carabinieri forestali da parte di privati cittadini che denunciavano l’imbrattamento della strada provinciale 93 con enormi quantitativi di letame. I segnalanti affermavano inoltre che le piogge dei giorni precedenti avevano portato a valle il letame, fino al sottostante corso d’acqua denominato Torrente Chiaro, con pericolo di inquinamento delle acque. I militari intervenuti presso l’azienda in questione hanno riscontrato una situazione di irregolarità legata all’allevamento di un numero eccessivo di capi di bovini in relazione ai terreni a disposizione e anche il sottodimensionamento della concimaia rispetto ai capi di bestiame allevati. Nel terreno sottostante l’allevamento zootecnico, i carabinieri forestali hanno rinvenuto un quantitativo di letame palabile scaricato sul terreno su una superficie di circa 2.500 metri quadrati. Una parte del materiale è stato recuperato dal personale della ditta zootecnica nei pressi della strada provinciale per Venarotta mettendo in sicurezza la viabilità e le acque del sottostante torrente Chiaro. Il responsabile, denunciato per violazione dell’articolo 256 (Attività di gestione di rifiuti non autorizzata) comma 1 lettera “a” e comma 2 del Decreto Legislativo 152/2006, rischia la pena dell’arresto da tre mesi a un anno o con l’ammenda da duemilaseicento euro a ventiseimila euro trattandosi di rifiuti non pericolosi”.