Il gioco che va oltre la vittoria
Uscendo dal Del Duca, forse come mai accaduto finora, per la prima volta si è parlato di gioco, di scelte tattiche azzeccate, di un’identità che era stata vanamente rincorsa, da un pubblico dal palato fine come quello ascolano, passato attraverso stagioni di gloria ad altissimi livelli. La vittoria, incredibilmente, è passata in secondo piano. Perché l’ascolano era stufo di vittorie vissute, negli ultimi anni, senza il gusto pieno della superiorità tecnico-tattica. Senza poter dire di avere un gioco bello e inconfondibile. Mai, negli ultimi anni, si è potuta apprezzare una squadra con sincronismi praticamente perfetti, distanze giuste tra i reparti, diagonali e sovrapposizioni al momento giusto, tempi giusti nel dettare il passaggio o il lancio smarcante come quella di mister Aglietti ha mostrato in queste prime quattro partite disputate.
Aglietti, il vero grande acquisto è lui
Aldilà dei risultati. Inutile girarci intorno: è proprio lui, il modesto ma serio e preparato Aglietti, quell’acquisto bianconero che può davvero permettere all’Ascoli di questa stagione di togliersi tante soddisfazioni.
Piedi per terra, tanta tattica da studiare anche come compito a casa, per dare spontaneità ed efficacia ai movimenti, rispetto degli spazi e grande spinta nell’occupare lo spazio giusto al momento giusto. Una ricetta che ha permesso all’Ascoli Picchio, nonostante tre precedenti pareggi che hanno comunque lasciato intuire la forza di questo gruppo, di prendere consapevolezza dei propri mezzi e della voglia di giocare bene, senza porsi obiettivi.
Protagonisti, ma senza montarsi la testa
E basta scorrere i nomi di questi attori protagonisti che stanno interpretando al meglio, col massimo impegno, il copione tattico preparato da Aglietti, per capire che gli ingredienti per non avere paura nessuno ci sono, indiscutibilmente. Senza montarsi la testa. Tutto il gran lavoro in fase di preparazione, con una perfetta sinergia tra la costruzione della giusta mentalità del sacrificio avviata dal mister e il materiale umano di grande qualità, senza pensare ai nomi altisonanti, individuato con intuito dal diesse Giaretta. Giocatori che, aldilà dell’età, hanno dimostrato di aver apportato un salto di qualità notevole alla vecchia ossatura anche dal punto di vista delle giocate e della tecnica individuale. Dalla corsa irrefrenabile dello stantuffo Mignanelli, pronto a consolidare un asse di grande qualità sulla fascia destra con il carterpillar Gatto, alla rapidità di tocco e alla creatività pedatoria del “nostro” Orsolini o di Cassata, o alla piena maturazione tattica di un Carpani che fa della posizione e delle ripartenze, al fianco di Bianchi, un autentico punto di forza. Dalle magie di un Cacia sempre ispirato e incubo notturno di tutte le difese alla sicurezza riacquisita da una difesa ricostruita non tanto negli elementi, quanto nella mentalità e nella disposizione, accorciando le distanze, scalando le marcature senza sbavature e non tirando mai indietro quella grinta che, al momento giusto, diventa l’elemento fondamentale per garantire solidità e riduzione al minimo degli errori.
Giocare senza pensare agli altri
Fino ad oggi, se proprio vogliamo cercare il pelo nell’uovo, è mancata solo quella concentrazione a tutto campo, quell’approccio alla gara che non deve consentire cali di tensione e senso di appagamento. Questa è una squadra che gioca e che può compiere qualsiasi impresa quando pensa solo a giocare come sa, senza pensare a quello che fanno gli altri. Ed è questo che, aldilà del risultato, piace al popolo bianconero. La strada è ancora lunga, ma quest’Ascoli non deve aver paura di nulla e di nessuno. E Aglietti, questo, lo sa.