Terremoto e agevolazioni, la partita si gioca in Parlamento

Attualmente sono 12 i comuni piceni inclusi nell’area del cratere. Polemiche per alcune zone incluse seppur più lontane e meno danneggiate rispetto ad Ascoli

 

Quella delle agevolazioni post-terremoto è un partita ancora aperta che si giocherà in Parlamento.  L’area di cratere individuata attraverso il decreto governativo sul terremoto, con un allegato che include 62 comuni ma ne esclude altri, tra cui Ascoli, potrebbe ancora essere suscettibile di modifiche fino all’approvazione del Parlamento. E, quindi, potrebbero arrivare eventuali cambiamenti prima della prevista firma del Presidente della Repubblica, sia nella fase di dibattito parlamentare necessaria, entro 60 giorni dalla pubblicazione del decreto sulla Gazzetta ufficiale, ad evitare che il decreto terremoto decada.  Nulla è ancora definito, dunque, per tutti quei comuni che – come il capoluogo piceno – hanno mal digerito l’attuale esclusione dall’area di cratere e dai relativi benefici aggiuntivi (sospensione del pagamento di tasse, bollette e mutui). Tutto questo, ovviamente, mentre si rende necessario mantenere quale obiettivo primario proprio l’attenzione prioritaria verso quei comuni, come Arquata del Tronto, che stanno vivendo la vera tragedia-terremoto sulla propria pelle e per i quali c’è un grosso punto interrogativo sul presente e sul futuro. Evitando che la partita a scacchi sui contributi e le agevolazioni prenda il sopravvento sul ritorno alla vivibilità di Arquata e le sue frazioni, oltreché di Accumoli e Amatrice.

Il passaggio obbligatorio del decreto sul terremoto nelle aule parlamentari, a questo punto, potrebbe costituire un terreno di confronto e di eventuale scontro per tutelare quelle aree che, di fatto, si trovano fuori dall’area di cratere pur avendo subìto i danni del terremoto allo stesso modo o anche in misura maggiore rispetto ad altri territori comunali che sono stati inclusi, invece, nell’area di cratere. Ma resta da capire se sia più logico e opportuno escludere chi non abbia subito danni rilevanti piuttosto che includere gli altri danneggiati allo stesso livello.

Di fatto, trattandosi di un decreto-legge, dopo la delibera del Consiglio dei ministri si attende la firma di emanazione, da parte del Presidente della Repubblica, per poi arrivare alla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Pubblicazione che farà scattare i 60 giorni entro i quali proprio le Camere dovranno approvare la conversione del decreto in modo da evitarne la decadenza. E sarà questa la fase in cui potrebbe essere rimesso in discussione anche quell’elenco allegato al decreto che individua i 62 comuni inseriti nell’area di cratere, con eventuali emendamenti e modifiche.

Se nulla verrà cambiato, saranno dodici le località del Piceno inserite (insieme ad altri 50 comuni nelle province marchigiane, abruzzesi e laziali colpite dal sisma)  nell’area del cratere: Arquata del Tronto, Acquasanta Terme, Comunanza, Cossignano, Force, Montalto Marche, Montedinove, Montegallo, Montemonaco, Palmiano, Roccafluvione, Rotella. Ma l’aspetto che maggiormente ha alimentato il dibattito è proprio l’inclusione di altri territori che risulterebbero sia più lontani dalla faglia e dai luoghi dell’epicentro rispetto ad altri, sia i reali danni subiti in concreto, aldilà delle analisi sismologiche. Da qui è iniziata una serie di prese di posizione che, ad esempio, è sfociata in richieste di chiarimenti e sollecitazioni quali quelle del Movimento 5 stelle ascolano che ha presentato – con Manni e Tamburri – una mozione, da discutere in consiglio comunale, tesa  a sollecitare il sindaco Castelli a chiedere chiarimenti su parametri e motivazioni che hanno portato all’esclusione di Ascoli dall’area di cratere. O come le dichiarazioni del consigliere regionale Piero Celani sempre in riferimento a questi benedetti “criteri del cratere”.

Aldilà della battaglia per l’inclusione nell’area del cratere individuata dal decreto, c’è ancora da fare chiarezza su quelle che, in realtà, saranno le differenziazioni tra i comuni inseriti o meno nel cratere del sisma. Se per quello che riguarda l’aspetto degli indennizzi ai privati proprietari di edifici danneggiati (con nesso di causalità) dal terremoto del 24 agosto, cambierà solo la percentuale riconosciuta (al 50%) per le seconde case fuori dai centri storici nei comuni fuori dal cratere, le differenze con ricadute per i cittadini resteranno quelle legate alla sospensione dei pagamenti relativi alle bollette, alle eventuali rate di mutui, alle tasse anche a livello locale. Dunque, restando così le cose, i cittadini della vicina Valle Castellana (in territorio abruzzese) così come quelli di Cossignano, potranno congelare i pagamenti di luce, gas, Tari ed altro per diversi mesi, mentre ad Ascoli e in altri comuni tutto resterà invariato. Ma, in tal senso, forse a meritarsi tali agevolazioni dovrebbero essere i soli centri nella faglia, dove c’è tanta gente rimasta senza lavoro. Recuperando, quindi, fondi da quei comuni che andrebbero invece esclusi non trattandosi di situazioni di reale emergenza. L’altro aspetto, invece, che tocca più da vicino la politica, è quello, ad esempio, delle deroghe che i Comuni inseriti nell’area di cratere avranno rispetto allo stringente e odiato patto di stabilità. Ma è chiaro che, in primo piano, devono passare le garanzie di sicurezza e tutela per i cittadini realmente colpiti e danneggiati.

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Direttore responsabile della Gazzetta di Ascoli Giornalista professionista e scrittore

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