di Luca Marcolini
Un’opera d’arte. Pura, assoluta. Senza riferimenti spazio-temporali. Uno show che azzera tutto quanto visto finora su un palcoscenico musicale. Mai come stavolta Dardust riesce a proiettarsi e proiettare il pubblico oltre il confine dell’immaginabile, infrangendo gli steccati di ogni forma di espressione artistica convenzionale. “Duality Tour” nasce, cresce e si trasforma in una creatura in grado di aprire tutte le porte del multiverso dardustiano – anche in questo Dario Faini si dimostra un precursore – per raccontare l’evoluzione di una dicotomia, quella che rappresenta i due emisferi della vita, in grado di riverberare emozioni e suggestioni.
L’emisfero destro, che racchiude la delicatezza e il valore della natura come senso della vita, con le quattro stagioni che vanno oltre il concetto vivaldiano, raccontate dalla purezza di un pianoforte che scolpisce note e vibrazioni. E l’emisfero sinistro, quello che si proietta verso il futuro, dai mondi lontani – con l’inevitabile quanto importante riferimento al potere attrattivo dell’Oriente – fino allo spazio, al fascino del mistero imperscrutabile del cosmo. L’emisfero che prende vita grazie all’elegia dei synth, della ricerca sonora che riesce sempre a sorprendere, della sperimentazione spinta oltre ogni limite con influssi e profumi dell’Edm di altissimo livello internazionale.
Un’opera d’arte, come detto. Perché l’anima, la sensibilità e il gusto di Dardust riescono ad accompagnare lo spettatore in un viaggio musicale quasi onirico grazie ad un progetto visual-scenografico da pelle d’oca, in grado di trasformare il teatro in uno, nessuno e centomila spazi di vita, dall’intimità di una casa al lume di candela fino al buio infinito della galassia. Passando per il ritmo pulsante come un forte battito del cuore in grado di trascinarti in un raffinato “personal rave” qual è spesso la vita. E lasciando libera la mente di sganciarsi da stereotipi, barriere, divisioni, contrapposizioni. A testimoniarlo c’è la grande esplosione di percussions & drums che accompagna lo show verso la conclusione, Uno show che spinge gli spettatori ad esplorarsi ed esplorare le emozioni, fino a ballare e battere le mani, tutti in piedi e tutti insieme appassionatamente, nello storico teatro Ventidio Basso di Ascoli. Ovvero l’accogliente “casa” di Dardust che anche stavolta ha ospitato la data zero di questo suo nuovo tour dal fascino scioccante.
L’EMISFERO DESTRO
Andiamo per immagini e sensazioni. Tutto inizia con un assordante vento di tempesta. Poi il silenzio e il forte contrasto con le prime note, pulite, del magico piano di Dario Faini. Dietro appaiono immagini emozionali, anche tridimensionali, che garantiscono un contesto in continua trasformazione. E ancora note impregnate di emozioni e brividi che attraversano il teatro quasi tagliandolo a fette. La sensazione, come detto, è quella di ritrovarsi nel metaverso di un artista in grado di far convivere due mondi musicali diametralmente opposti. Ed ecco il percorso attraverso le 4 stagioni, partendo dalla primavera grazie a “Petali”, “Nuvole in fiore” e “Sunset on M”. E lo sguardo di Dardust che vola in alto, verso il cielo, quasi per una dolce carezza a chi lo guarda, sempre, da lassù. Show must go on. Si alternano delicati petali, tuoni e fulmini cavalcati e domati dal battito della musica, con alternanza di tessiture armoniche e silenzi. Poi anche cellulari, in platea, che sembrano lucciole, figlie di una natura che nel mondo dardustiano ha sempre un ruolo da protagonista.
Si passa all’estate, poi l’autunno, l’inverno. Gli allestimenti di grande spessore arricchiscono sapientemente la trama melodica insieme ad arpeggi che diventano suggestioni e sembrano librarsi all’interno del teatro. Dietro appare l’universo e il pianoforte diventa un pianeta che gira per ricordare quale infinito mistero sia la vita. Vita che si manifesta attraverso una sorta di allucinazione digitale con un albero virtuale che cresce piano, quasi senza tempo, e lascia volar via le foglie come le nostre vite nello spazio eterno.
L’EMISFERO SINISTRO
I petali tornano a volteggiare per trasportare lo spettatore verso un nuovo emisfero, dove il suono diventa quasi materia, figlio di una ricerca continua per costruire alchimie melodiche e percussive di un altro universo. Siamo nell’emisfero sinistro. La seconda parte dello show.
Un samurai stile manga squarcia l’attenzione del pubblico e spacca il silenzio. Dardust cambia volto e prende sottobraccio la potenza dei sintetizzatori per trasportare chi ascolta, grazie anche ai fidi musicisti Vanni Casagrande e Marcello Piccinini, in una tempesta “magnetica” di drums e campionamenti vocali, scrivendo traiettorie musicali dalle atmosfere esotico-digitali con qualche incursione jungle. Da applausi il progetto visivo del direttore creativo dello show, Marco Boarino.
Fascinose le immagini che danno vita visiva al progetto di questo emisfero elettronico.
Il tutto contaminato da un sound da hit dance internazionale che si insinua nei meandri della sperimentazione. Inclusa una citazione tecno-digitale della magica produzione confezionata da Dardust per Lazza all’ultimo Festival di Sanremo. Il teatro vibra. Anche il pubblico vibra, mentre i laser giocano a creare una proiezione del mondo Edm di grande raffinatezza e vigore ritmico per aprire le porta a un elegante personal rave che trascina, anzi travolge, il pubblico.
Non mancano incursioni come quella nelle atmosfere di Rondò veneziano. E, successivamente, la “reference” darioargentiana da paura. Poi il colpo di coda, con l’intuizione della techno-taranta per un salto all’indietro cbe scomoda la tradizione e, a seguire, lo “snare power”, come Dardust ci ha abituati, con la ritmica che detta il tempo in una serata senza età e senza barriere musicali. Una performance che viene, dunque, presa in braccio da sequenze ritmiche dirompenti. E tutt’intorno c’è il mistero dello spazio con astronauti vaganti, fino al crescendo di riverberi, delay e suggestioni.
Un’immersione nell’impensabile esperienza di un’opera musicale avanguardistica. Il teatro è tutto in piedi, applaude e si commuove alle parole di gratitudine di Dario Faini per questo suo immancabile, graditissimo, ritorno “a casa”. Infine, il grazie doveroso del musicista alla sua “squadra”: un grande gruppo di professionisti che ha contribuito a confezionare un evento senza precedenti, sul quale Amat e Comune di Ascoli col sindaco Fioravanti hanno puntato ancora una volta con grande convinzione.
Questo “Duality Tour”, appena iniziato, conferma Dardust artista di grandissimo spessore, unico a livello mondiale per il suo percorso e sempre pronto ad andare oltre. Dove nessuno, finora, aveva mai osato. Assolutamente da non perdere.