La complessa indagine di polizia economica e finanziaria, definita oggi dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno, ha coinvolto i componenti di un sodalizio criminoso particolarmente specializzato nella perpetrazione di reati di natura fiscale.
Le attenzioni investigative hanno determinato l’individuazione di precisi elementi in virtù dei quali poter configurare, nei confronti di tre società da questi gestite di fatto, la qualifica di “Evasori totali”, essendo risultate infatti aver omesso la presentazione delle dichiarazioni d’imposta – sia ai fini delle imposte dirette, sia ai fini dell’IVA – per tre anni, così occultando materia imponibile per complessivi 3,4 milioni di euro; a nulla sono valse le classiche condotte, attuate a più riprese, consistite nell’occultamento – e, per altra parte, anche nella distruzione – delle scritture contabili; le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria di Ascoli Piceno, infatti, attraverso l’esecuzione di specifiche indagini finanziarie, supportate da una serie di capillari riscontri effettuati presso altri soggetti operanti nelle Marche, in Abruzzo e in Umbria, sono riuscite a ricostruire ciò che effettivamente era stato attuato negli anni dal sodalizio criminoso attraverso la gestione “occulta” delle tre imprese, costituite ufficialmente nelle province di Ascoli Piceno, Teramo e Perugia, ma, di fatto, tutte operanti nel sambenedettese.
Imprese che, una volta conseguiti gli scopi per cui erano state costituite, erano state poi riversate nelle mani di classici “prestanome”, anche al fine di confondere le effettive soggettive responsabilità di chi, invero, nelle pregresse gestioni, aveva avuto un ruolo attivo finalizzato esclusivamente ad accumulare patrimoni illeciti, di una certa consistenza, attraverso la reiterata perpetrazione di diversi reati fiscali, nell’ambito di un più ampio meccanismo fraudolento pianificato in ogni suo dettaglio.
Un patrimonio che non è anch’esso sfuggito alle indagini, così proseguite sempre sotto l’egida della Procura della Repubblica di Ascoli Piceno, che hanno infatti determinato anche l’individuazione di ogni movimentazione finanziaria, quale segnatamente riconducibile ai pregressi gravi fatti di evasione fiscale, attestata parallelamente anche dagli accertamenti patrimoniali, eseguiti nei confronti di decine e decine di soggetti che, a vario titolo, avevano gravitato negli ambiti commerciali e gestionali delle imprese. Una ricostruzione alquanto particolareggiata che ha riguardato quindi non solo le posizioni fiscali delle società, ma anche quelle relative ai flussi finanziari delle medesime, degli amministratori “di fatto”, di quelli “ufficiali” e di un’ulteriore serie di persone direttamente o indirettamente coinvolte negli episodi focalizzati dalle Fiamme Gialle e verso le quali sono stati circoscritti gli accertamenti patrimoniali, che hanno consentito di individuare le concrete destinazioni dei proventi illecitamente acquisiti negli anni.
L’operazione “Hermes”, dopo una prima recente denuncia all’Autorità Giudiziaria di dodici persone per i reati di “Omessa presentazione delle dichiarazioni dei redditi” e ”Occultamento o distruzione delle scritture contabili”, sulla base della gravità delle evenienze d’indagine, ha portato il Procuratore Capo della Repubblica di Ascoli Piceno dr. Michele Renzo e il Sostituto Procuratore della Repubblica dr. Umberto Monti ad ottenere dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Ascoli Piceno l’emissione del Decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche “per equivalente”.
Provvedimento cui gli stessi militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Ascoli Piceno hanno dato immediata esecuzione e grazie al quale sono stati sequestrati beni per complessivi 470.000 euro, rappresentati da sei immobili ad uso abitativo siti nelle province di Ascoli Piceno e di Teramo e da 29 rapporti di conto corrente, depositi e titoli, individuati presso Istituti di credito di Ascoli Piceno, Teramo, Fermo e Milano.
Le indagini del contesto si inseriscono nell’ambito degli ulteriori approfondimenti avviati dall’aprile 2014 nei confronti del principale promotore del sodalizio criminale, già all’epoca individuato in seno all’operazione “Sugar fraud” quale deus ex machina di un altro disegno criminoso finalizzato al depauperimento degli asset aziendali di tre imprese e alla distrazione di consistenti somme di denaro e altri valori. Un disegno, anche all’epoca, sventato dalla Guardia di Finanza di Ascoli Piceno attraverso l’esecuzione di misure di custodia cautelare in carcere di due persone del teramano e di arresti domiciliari per altri due soggetti di Ascoli Piceno e di Teramo e il sequestro di due fabbricati urbani – uno nel comune di Alba Adriatica (TE) e l’altro in quello di Roseto degli Abruzzi (TE) –, di un un appezzamento di terreno sito nel comune di Roseto degli Abruzzi (TE), di un ulteriore appezzamento di terreno con sovrastante fabbricato in corso di costruzione sito nel comune di Nereto (TE) e 6 orologi di prestigiose marche.
Il servizio in rassegna testimonia l’impegno e l’incisività che la Guardia di Finanza, quale Forza di Polizia economica e finanziaria, assicura nel peculiare e prioritario comparto del contrasto all’evasione fiscale e agli illeciti penali di natura fiscale, le cui concretezze hanno portato ancora una volta a garantire il recupero di beni e valori per significativo importo mediante l’aggressione ai patrimoni illecitamente acquisiti.