L’incubo, per il territorio ascolano, è davvero senza fine. Tutti in strada, da questa mattina, mentre la terra continua a tremare e migliaia di famiglie sono ancora senza luce e senza riscaldamento. E nel rincorrersi di incertezze e timori, tra terremoto, neve e black out, una cosa è ineludibile: lo Stato deve mobilitarsi in maniera pesante, massiccia, con l’esercito e tutti i mezzi a disposizione perché si tratta di un’emergenza assoluta, mai riscontrata in queste proporzioni almeno negli ultimi 30-40 anni. Otto scosse di terremoto di magnitudo sopra a 5, tutte insieme in circa 4 mesi e mezzo, in più con l’aggravante della neve che ha paralizzato il centro Italia e che mette a repentaglio la vita di tante persone rimaste isolate, in almeno 18 frazioni di Ascoli e non solo, non possono lasciare indifferenti e devono imporre un senso di responsabilità comune che non deve innescare una sorta di campanilismo tra territori in ginocchio. Non ci sono più alibi e tutte le forze disponibili del Paese devono essere utilizzate per l’unico obiettivo di salvare – perché questo è il termine esatto – migliaia di persone intrappolate in questo incubo senza fine. La cosa, se non si fosse capito, è davvero seria: e allora basta con carte, procedure in continua evoluzione, agevolazioni che non agevolano, mentre mancano gli elementi essenziali: servizi efficienti per poter tornare a vivere, casette per chi ha perso la propria abitazione nell’epicentro e riconoscimento totale dello stato di calamità eccezionale con automatismi per bloccare tutto ciò che rischia di spezzare un territorio già piegato in due. Esercito, vigili del fuoco, protezione civile devono essere qui, nei territori colpiti, in pianta stabile. A disposizione finché non si ripristini un minimo di normalità. Perché qui si rischia davvero di rimettere a repentaglio altre vite umane per la mancanza di risposte efficaci di fronte alla natura che si scatena. Inspiegabilmente. Ascoli e le altre aree vicine – territorio quasi invisibile – ora rischiano davvero di non poter più vivere. Ma forse questo, per chi è distante centinaia di chilometri, non si percepisce…