di Luca Marcolini
E’ triste, veramente triste, scoprire che aldilà di tutte le posizioni, le dichiarazioni, gli annunci e tanto altro, l’unica cosa concreta sul fronte terremoto, in questo momento, è l’assordante silenzio sullo scenario di quella che – ricordiamolo e sottolineiamolo – è una vera tragedia, su più livelli. La tragedia della morte, delle vite distrutte, in primo piano. Poi, a seguire, la tragedia dei borghi cancellati, la tragedia delle famiglie “deportate” verso la costa in attesa di ritrovare una casa e un’identità. E, a cascata, anche gli effetti pesanti delle difficoltà psicologiche, di quelle sociali ed economiche. Tutto questo con l’ingombrante incubo dell’incertezza.
Fin qui lo scenario, allarmante e desolante al tempo stesso. E tutt’intorno, purtroppo, ancora troppo silenzio. Il silenzio della concretezza che non c’è, aldilà delle passerelle, degli annunci e dei decreti che vanno e vengono, ma sempre con una certa discrezione, quasi non si volesse esternare quello che davvero si voglia fare. Ma come mai tutto questo? Ma come mai non si trova il coraggio di fare un bel Consiglio dei ministri aperto, trasparente, in diretta, per illustrare ad un intero pezzo del Paese che sta morendo per l’effetto indiretto delle scosse, quello che davvero, nero su bianco, si intende fare per tamponare un’emergenza che non è mai finita? Perché si riescono a individuare tra le pieghe del bilancio statale cifre importanti per qualsiasi altra situazione che abbia a che fare col potere e poi, quando si tratta davvero di fare i conti per l’emergenza, ci si affida agli sms e al buon cuore dei cittadini? E perché quando si torna tutti a parlare di prevenzione sismica tutti si riempiono la bocca solo per uno scaricabarile collettivo che non porterà mai a nulla? Il teatrino è sempre lo stesso, da ovunque lo si veda, con chi tergiversa al comando e chi, di fronte, si agita magari solo nel nome della battaglia politica. Una cosa è certa, sulla pelle della gente non si può giocare. Inclusa la pelle di tutte quelle persone, dai pompieri alle altre forze in campo e ai volontari, che davvero hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo credendo in quello che fanno.
Domanda finale: che fine ha fatto quel decreto che dovrebbe ridare giustizia e dignità a tutte le popolazioni “uccise” da questo terremoto? Che cosa c’è scritto? Che fine ha fatto la zona franca? E che aiuti arriveranno? Prima o poi, con il consueto ritardo, una risposta dovrà arrivare. La gente del terremoto, quella che si ritrova malauguratamente sui tiggì e che si tira fuori ogni qual volta occorre dirottare l’attenzione rispetto ad altre vicende, aspetta ancora. Ma ancora per poco.